Esclusa dalla Coppa d’Africa, giocherà i Mondiali. Per la Fifa può partecipare, non è stata sottoposta ad alcun test
La nazionale femminile dello Zambia parteciperà per la prima volta nella sua storia al Mondiale. Sabato la partita contro il Giappone. Ma intorno allo Zambia aleggia un mistero che riguarda la sua stella: Barbra Banda.
La giocatrice più forte della nazionale non ha partecipato alle qualificazioni al torneo mondiale per un problema legato alla sua idoneità a competere. Ne scrive il Telegraph:
“C’è un mistero sempre più profondo sulla sua idoneità a competere, dato che la federazione dello Zambia l’ha esclusa dall’ultimo grande torneo, la Women’s African Cup of Nations (La Coppa d’Africa femminile) del 2022, prima che potesse sottoporsi a un test di genere“.
Il quotidiano inglese ha scoperto che Banda non ha mai sostenuto quel test di genere, una sorta di prova che conferma di essere una donna. I test sono obbligatori, la Federcalcio africana (la Confederation of African Football, la Uefa africana) ha riferito di non aver mai fatto il test. L’esclusione di Banda dalla nazionale sarebbe quindi una scelta dello staff dello Zambia.
“«Possiamo confermare che non c’è mai stato un test condotto dal Caf su Banda», ha dichiarato l’organizzazione in una nota. «Non sappiamo il motivo per cui non è stata inclusa nella squadra»“.
Lo Zambia ha dichiarato di aver trovato livelli anomali di testosterone nella calciatrice dopo il suo exploit alle ultime Olimpiadi. Il testosterone porta un vantaggio in termini di prestazioni, rendendo gli atleti più veloci e più forti. Banda ha rifiutato una cura ormonale poiché temeva i potenziali effetti indesiderati.
Il Telegraph si pone alcune domande:
“Perché, se i suoi livelli di testosterone hanno comportato l’esclusione dalla Coppa d’Africa, per la Fifa non c’è alcun problema se partecipa al Mondiale femminile? In secondo luogo, perché la Fifa, che ha richiesto i test di genere nel 2011, si accontenta ora di lasciarli fare alle federazioni nazionali? Dov’è la supervisione? Il problema è che il Cio insiste che questo sia di competenza delle singole federazioni, creando un cortocircuito burocratico in cui nessuno si assume responsabilità“.