Oltre 60 le giocatrici in Europa che quest’anno hanno subito lo stesso infortunio. Ci sono differenze anatomiche tra uomini e donne
La famosa calciatrice degli Stati Uniti, Megan Rapinoe, si è infortunata ai legamenti del ginocchio per ben tre volte. Il New York Times concentra la sua attenzione proprio su questa tipologia di infortuni, forse la più grave per calciatori e calciatrici.
Scrive il New York Times:
“Lo sport a volte sembrava essere in preda a un’epidemia di infortuni Acl. (infortuni al legamento crociato anteriore, ndr), così diffusi che a un certo punto ha fatto fuori un quarto dei candidati al Pallone d’Oro dello scorso anno. Alexia Putellas, la centrocampista della Spagna che ha vinto quel premio, si è ripresa in tempo per partecipare al Mondiale. La lista è lunga. Catarina Macario, l’attaccante degli Stati Uniti, non è riuscita a recuperare in tempo. Non sarà ai Mondiali. Né due delle stelle della squadra inglese: il capitano della squadra, Leah Williamson, e la bomber Beth Mead“.
La lista delle giocatrici assenti potrebbe essere molto più lunga. Mancano le stelle del Canada, della Francia, solo in questa stagione sono quasi 60 le calciatrici nei cinque principali campionati europei che hanno subito lo stesso infortunio.
“Il problema è diventato così acuto che, a volte, ha creato tensioni tra le squadre nazionali e i club che forniscono le giocatrici alle nazionali, con almeno un allenatore europeo di alto profilo che ha lamentato il carico eccessivo di lavoro richiesto alle atlete. Capire esattamente la causa, però, è più complicato di quanto si pensi“.
Per le donne il rischio sembra essere maggiore. Lo ha dichiarato anche Martin Hagglund, professore di fisioterapia presso presso l’Università di Linkoping in Svezia, che stima il rischio “da due a tre volte maggiore, sulla base di una revisione sistematica degli studi“. Il motivo potrebbe essere collegato alla diversa anatomia del ginocchio delle donne rispetto agli uomini:
“Alcuni studi hanno suggerito che i legamenti crociati anteriori delle donne sono più piccoli. Ci sono differenze nei fianchi, nel bacino, nell’ingegnerizzazione del piede. Per Hagglund, «Il calcio femminile non ha lo stesso supporto organizzativo di quello maschile».” Questo incide sulle possibilità di recupero delle calciatrici, e riguarda i viaggi, ma anche il numero e la qualità del personale medico, fisioterapisti, nutrizionisti.
C’è discriminazione anche nelle scarpe da calcio:
“All’inizio di quest’anno, uno studio approfondito condotto dalla European Club Association e dalla St. Mary’s University di Londra, ha rilevato che l’82% delle giocatrici professioniste ha provato “dolore o disagio” a causa delle scarpe da gioco. La ragione è semplice. A differenza dell’atletica, ad esempio, dove i principali marchi di calzature si sono resi conto molto tempo fa che donne e uomini richiedevano diversi tipi di scarpe, le versioni da calcio vendute alle donne non sono, in gran parte, progettate per loro. L’azienda Ida Sports ha condotto ricerche approfondite per produrre le prime scarpe da calcio da donna su misura. Hanno scoperto che le donne tendevano ad avere tacchi più stretti, aree delle dita dei piedi più larghe e archi più alti“.