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L’Arabia Saudita è la Wagner del calcio, può mettere in ginocchio chiunque (Il Fatto)

Il progetto saudita è chiaro: utilizzare lo sport, in particolare il calcio, come arma di seduzione di massa. È una scorciatoia politica

L’Arabia Saudita è la Wagner del calcio, può mettere in ginocchio chiunque (Il Fatto)
Saudi Sports Minister Prince Abdulaziz bin Turki al-Faisal (L) and Saudi Arabian Football Federation (SAFF) president Yasser al-Misehal (R) applaud before the start of a friendly football match between Saudi Arabia and Croatia, in the Saudi capital Riyadh, on November 16, 2022. (Photo by AFP)

L’Arabia Saudita è la Wagner del calcio, scrive Il Fatto Quotidiano in un pezzo a firma di Leonardo Coen. Le offerte dei club sauditi ai calciatori di tutto il mondo continuano ad arrivare copiose e ingenti, tali da mettere in ginocchio chiunque. Dietro le offerte c’è un preciso piano degli arabi.

“Oggi, l’Arabia Saudita si comporta da gruppo Wagner del pallone. Attira con stipendi e bonus altrove impossibili. Non è più lo sfizio isolato di qualche sceicco. Dietro la clamorosa campagna del calciomercato di questa bollente estate – ultimo nome in ballo: Lukaku, al centro di un triangolo Inter-juve-sceicchi – c’è una spietata strategia. Far diventare “in pochi anni la Saudi Pro League uno dei primi dieci campionati del mondo”, come ha dichiarato Abdullah bin Turki Al-faisal, ministro dello Sport saudita”.

Con il solo Ronaldo all’Al-Nassr, allo stadio le presenze sono aumentate del 150%, “garantendo maggiore visibilità internazionale ad un torneo sinora clandestino” con i nuovi arrivi dal mercato estivo la situazione in Arabia migliorerà ancora.

Il Fatto scrive del principe ereditario Bin Salman, che punta al Mondiale.

“a giugno, il principe ereditario Mohamed Bin Salman Al-saoud, premier dall’8 ottobre 2022 (accusato d’aver ordinato nel 2018 l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi), ha escogitato una scorciatoia, trasformando le quattro squadre più importanti (Al-ittihad, Al-ahli, Al-nassr, Al-hilal) in società partecipate al 75% dal Pif, il fondo sovrano saudita da 650 miliardi di dollari, già padrone del Newcastle che ha comprato Sandro Tonali per 80 milioni di euro. Altre quattro squadre sono passate a colossi industriali e finanziari statali. Disporranno di un colossale potere finanziario, senza avere l’obbligo di rispettare il fair play finanziario, potendo ingaggiare sino ad otto stranieri per club. Il monte ingaggi proprio per gli stranieri vale 600 milioni e i fortunati dopo sei mesi di “servizio” saranno pure esentati dal pagare le tasse”.

Il progetto dell’Arabia Saudita è chiaro: utilizzare lo sport come arma di seduzione di massa.

“Il progetto saudita è chiaro: utilizzare lo sport, in particolare il calcio, come arma di seduzione di massa. Puntando non più solo su stelle declinanti del calcio, ma su tecnici e campioni in carriera, per sfruttarne capacità ed esperienze”.

E le strutture? Sono ottime, scrive il quotidiano.

“Lo sport, vetrina del Regno, ha un ruolo primario: F1 (da due anni si corre a Gedda), golf (il fondo sovrano saudita finanzia il principale circuito mondiale, lo sport dei presidenti Usa e dei ricchi), cricket, pugilato, wrestling. Tra gli obiettivi, organizzare il Mondiale del 2030, o del 2034. Il progetto conta sulle media company globali, per diffondere il nuovo calcio saudita, la cui ambizione è riscrivere se non la storia, la sua geografia. In nome della riccanza”.

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