Alla Gazzetta: «Per comprare non devo vendere. Poi, se uno se ne vuole andare, io non lo tengo. Io non vendo sogni, ma solide realtà».

La Gazzetta dello Sport pubblica un’intervista al presidente della Lazio, Claudio Lotito. La firma Stefano Agresti. Lotito assicura che si sta dedicando agli affari della squadra dopo un periodo in cui è stato molto occupato, anche in virtù della campagna elettorale in Molise.
«Ho le idee chiare. La Lazio verrà rinforzata».
Lotito garantisce ne ha parlato anche con il suo allenatore, Maurizio Sarri.
«Certo, ci mancherebbe. Poi è chiaro che nella Lazio decido io e firmo io. Ho una rosa di nomi per ogni ruolo che dobbiamo coprire, con varie alternative. Sceglierò chi prendere, ma su una questione non ci sono dubbi: i giocatori arriveranno, come sempre. Sa quanti ne ho presi l’anno scorso? Quattordici. Sono pochi?».
C’è chi sostiene che Sarri non sia contento dell’immobilismo della Lazio. Lotito nega.
«Illazioni. Con Sarri c’è armonia, e dove c’è armonia c’è ricchezza. Non a caso siamo arrivati secondi in A. Secondi, dico: di cosa parliamo? E non perché la Juve è stata penalizzata, lo saremmo stati lo stesso, anche se avessero avuto quei dieci punti in più. Dicevano che saremmo arrivati noni, decimi…».
Quanto è stato importante Sarri?
«Sarri è il direttore d’orchestra, e il direttore d’orchestra conta tanto: se lui sbaglia, ognuno suona per conto proprio. Parlavo di armonia: è lui che la dà. Certi risultati si raggiungono solo con lo sforzo di tutte le componenti: allenatore, giocatori, società, staff medico».
L’allenatore dirige l’orchestra, il presidente, invece,
«Prende le decisioni, sceglie».
Su Milinkovic-Savic:
«Io non lo cederei, anzi sto cercando di rinnovargli il contratto. Ma un contratto è l’incontro della volontà di tutte le parti… Di sicuro la Lazio per comprare non ha bisogno di vendere. E questo è importante: non tutti possono farlo, anzi… Se a noi verrà meno un giocatore, non accadrà perché dobbiamo fare soldi. Contano le scelte tecniche, le decisioni personali, i rapporti. Poi, se uno se ne vuole andare, io non lo tengo».
Sull’addio di Tare:
«Sul piano personale mi è dispiaciuto moltissimo. E’ stato diciotto anni con noi. Mi ha chiamato mentre ero in Molise: presidente, ho deciso di lasciare la Lazio nonostante abbia per lei riconoscenza, stima, affetto. Che cosa dovevo dirgli?».
Ora chi individua i giocatori da prendere?
«Ho in fase di ultimazione un centro scouting con otto postazioni, con tante persone che lavorano».
Le forniscono informazioni sui calciatori che scoprono in giro per il mondo?
«Mi mettono nelle condizioni di vederli e poi sceglierli. Come faccio a decidere chi prendere se non lo vedo? E io non ho certo il tempo per andare in giro negli stadi a seguire le partite».
Niente algoritmi, però.
«Noi siamo tradizionalisti, non avveniristici. In un calciatore si trascura una componente essenziale: l’individuo. Cosa ne sa un algoritmo dei valori umani di un atleta? Può pesare le prestazioni, forse, non il carattere».
Quanti calciatori studiate? Lotito:
«Di giocatori ce ne sono tantissimi. Come di allenatori, di ds. Solo di presidenti ce ne sono pochi. E italiani ancora meno».
Su Berardi:
«Non rispondo a domande di mercato. Si ricordi, però: io non vendo sogni ma solide realtà. Gli obiettivi si centrano, non si annunciano».
Sugli obiettivi: lo scudetto è possibile?
«Tutto è possibile, lo ha dimostrato la storia. Alla Lazio l’ha vinto Lenzini, poi ci è riuscito Cragnotti. Il Leicester ha battuto tutti in Premier. Vincono l’unione di intenti, la compattezza, l’armonia. Noi le abbiamo».