Nasser Al-Khelaïfi s’è impuntato, ma può fare molto poco. Rmc spiega che l’attaccante francese ha un contratto fino al 2024 e comanda lui

Appena il tempo di fare un paio di titoli e di elaborare l’ultimatum di Nasser Al-Khelaïfi a Kylian Mbappé (“Se vuole restare deve firmare un altro contratto, se non firma entro due settimane la porta è aperta“), che si son guardati tutti negli occhi. Come a dirsi vicendevolmente: e se Mbappé non risponde? Se fa finta di niente? Che ci può fare il pur potentissimo presidente del Psg?
“In termini assoluti – scrive – Kylian Mbappé ha il pallino del gioco. Ha un contratto fino a giugno 2024 e nulla lo obbliga ad accettare nulla fino ad allora. Il Paris Saint-Germain ha però alcune leve su cui fare pressione – oltre alla guerra comunicativa – e spingere il suo giocatore a scegliere una delle opzioni presentate.
La prima è l’opzione “soppalco”, come la chiamano in Francia. Ovvero il Psg potrebbe decidere di piazzare il più forte giocatore del mondo in un “loft” di rinnegati, di giocatori indesiderati. Non sarebbe mobbing perché questa procedura è regolata dal contratto collettivo dei calciatori: Dal 1° luglio al 1° settembre qualsiasi club può creare un secondo gruppo di giocatori, che devono beneficiare di condizioni di lavoro identiche e devono essere supervisionati da formatori qualificati. A partire dal 2 settembre, l’esclusione di un giocatore è più limitata: deve essere temporanea e motivata a livello sportivo. In Ligue 1, l’interessato non può essere solo: deve potersi allenare a condizioni identiche e con dieci giocatori sotto contratto professionale.
Ma si scatenerebbe una guerra d’immagine deflagrante. “Impedire al miglior giocatore del mondo di mettere piede in campo sarebbe percepito malissimo dalla comunità calcistica. Da un punto di vista più nazionale, il club rischia grosso punendo in questo modo uno dei personaggi preferiti dai francesi. Soprattutto in una stagione che si concluderà con gli Europei e le Olimpiadi del 2024 a Parigi“.