L’acquisto di un calciatore non è un investimento ma un costo pluriennale. Se va male, guadagna lo stesso. Se gioca bene, chiede e otterrà di più
È finita l’era dei cartellini, scrive Alessandro Giudice sul Corriere dello Sport: oggi il contratto che lega le società ai calciatori è più simile ad un utilizzo delle loro prestazioni. Il giocatore si prende in leasing. I club sono più deboli. Giudice scrive di Mbappé: la querelle con il Psg ribadisce “come la proprietà dei cartellini sia ormai un concetto assai aleatorio”.
Spiega:
“Quando una società spende per acquistare il diritto alle prestazioni di un calciatore, sostiene un costo inevitabile. Spalmabile in più anni grazie alle regole contabili ma senza alcuna certezza sul rientro economico ottenibile dalla vendita, non potendo il club sapere se potrà cederlo dietro pagamento o dovrà perderlo a zero. La situazione è paradossale, perché nel caso in cui le prestazioni sportive dell’atleta siano deludenti il club sarà costretto a pagarlo per tutta la durata del contratto a meno di non liberarsene con una minusvalenza. Al contrario, se il calciatore diventasse appetibile sul mercato, gli agenti potrebbero rifiutare ogni proposta di rinnovo contrattuale, all’avvicinarsi della scadenza, con l’obiettivo di liberarlo a zero. In questo modo, lo piazzerebbero meglio proponendolo ad altri club che potrebbero tesserarlo senza pagarne il cartellino”.
Gli agenti puntano al parametro zero per strappare ingaggi più alti. E questo comporta due conclusioni: innanzitutto, non esiste più l’era dei cartellini.
“Anzitutto, sembra ormai tramontata l’era della proprietà dei cartellini. Sarebbe meglio pensarli come un leasing, cioè utilizzare le prestazioni del giocatore per la durata del contratto senza illudersi (tranne rare occasioni) di monetizzarne facilmente il valore”.
Non è corretto, continua Giudice, definire l’acquisto di un calciatore come un investimento. Sarebbe più corretto parlare di costo pluriennale.
“Difficile trovare un ritorno economico diretto nella performance sul campo di un calciatore (…). Questi farebbero dunque meglio a rivedere certi parametri nel calciomercato, evitando follie”.
Oggi esiste uno squilibrio nei rapporti a favore dei tesserati. I club sono più deboli.