In conferenza: «Il 13 luglio il presidente mi ha chiamato intorno alle 7 e mi ha chiesto di incontrarlo. In venti secondi ci siamo accordati a livello contrattuale»
Il nuovo direttore sportivo del Napoli, Mauro Meluso, parla in conferenza stampa dal ritiro estivo della squadra a Dimaro.
Il presidente De Laurentiis introduce Meluso con un saluto:
«Il nome di Mauro Meluso è nato dalla concertazione, dallo studio e dalla verifica che abbiamo fatto insieme al capo dello scouting Micheli, l’ad Chiavelli ed abbiamo deciso che il profilo di Meluso coincideva con quello che cercavamo. Poi ho fatto un rewind molto rapido e mi sono ricordato della mia considerazione che avevo dato per Italiano quando gli feci i complimenti per aver battuto il Napoli e chi mi accompagnò nello spogliatoio era proprio il ds di quello Spezia. Mauro, benvenuto!».
Parla Meluso. Quali sono le sensazioni e quali i segnali che state avendo sul rinnovo di Osimhen?
«Le mie sensazioni sono particolarmente positive, sono nel club campione d’Italia. Le responsabilità aumentano, ma il calcio è uguale a tutte le latitudini, cambiano i numeri ma ho fatto il calcio a tutti i livelli da calciatore a ds. Cambiano i numeri economici, ma anche quello di seguaci, ma non è motivo di paura, ma di ulteriore stimolo e responsabilità e sono particolarmente felice. Ringrazio De Laurentiis, Micheli, Chiavelli che hanno pensato a me. Mi è piaciuto l’aneddoto ricordato da De Laurentiis, vincemmo meritatamente con lo Spezia e un presidente di una big solitamente è incavolato nero, ma lui venne negli spogliatoi e fu una grande sorpresa per tutti, anche per la stampa e da quel momento ci sono stati anche dei contatti, ovviamente formali. Il 13 luglio il presidente mi ha chiamato, intorno alle 7 del mattino, e mi ha chiesto di incontrarlo. Abbiamo chiacchierato, mi ha fatto un bel po’ di domande anche se mi conosceva già, c’erano anche Sinicropi e Micheli, e in venti secondi ci siamo accordati a livello contrattuale. Osimhen? Sono appena arrivato, so che se riusciamo a tenerlo è una gran cosa, fa la differenza, ce ne sono pochi come lui, ma sono appena arrivato e valuteremo piano piano con tutti i dirigenti. Tutte le decisioni si prendono insieme».
Meluso su Kim al Bayern Monaco:
«Sono appena arrivato, da lunedì inizieremo a fare riunioni, ma non sono stati con le mani in mano e Micheli e Chiavelli sono andati avanti col lavoro. Ora c’è una voce in più, ma Kim sicuramente andrà sostituito e ci lavoreremo».
Meluso sul suo ruolo all’interno del Napoli:
«In una società così importante non si lavora con una sola persona che decide, ma si lavora insieme e si prendono decisioni di concerto. Il presidente De Laurentiis lo conoscete: è un decisionista ed ha un peso importante. Il presidente mi ha domandato del mio modo di lavorare nell’incontro, quindi il mercato ma anche i rapporti all’interno. Poi certe cose e certe strategie restano segrete, se dovessero uscire sarebbe negativo».
Garcia ha detto che vorrebbe tenere tutti. Cosa ha pensato quando ha ricevuto la telefonata del Napoli?
«Una squadra che vince in quel modo è una super squadra. E’ evidente che terrei tutti, ma bisogna vedere le dinamiche interne, solo dall’interno si vedono certe dinamiche. Il Napoli può lavorare per cercare di restare in un ambito importante. Il Napoli al di là dell’ultimo anno già negli ultimi anni ha avuto una crescita e deve restare su questi livelli. Sulla telefonata: sono rimasto sbalordito, non me l’aspettavo. Non che non me lo meritassi, consentitemelo, meritatamente, ma non pensavo fosse il momento».
In quale settore può dare il contributo più importante? Meluso:
«E’ una cosa che valuteremo, io ho fatto il calcio a tutti i livelli, sin da bambino. Ho esperienza, vado per i 59, lo faccio da tanti anni perché ho smesso presto per gli infortuni. Per anni nelle categorie inferiore, ma è esperienza, ho sempre tenuto il profilo basso ed ho sempre cercato di scalare la montagna per arrivare in A e ci sono arrivato col Lecce e lo Spezia. So di conoscere il calcio in tutti i suoi lati, vi racconto che a 13 anni fui selezionato per giocare nel Napoli. C’era il campo di Soccavo, ma mia madre si oppose, Sormani venne a casa mia per convincere la mia famiglia ma non ci fu verso, era troppo lontano da casa. Poi andai alla Lazio più avanti, ora ritrovo il Napoli che era sulla mia traiettoria».
Cosa succede col mercato arabo? C’è interesse sul Napoli?
«Non mi sono stati riferiti, ma da domani saremo operativi. Avremo una riunione col presidente e tutti i dirigenti e gli scout. Parleremo di tutto. Dico cose scontate: hanno potenzialità economiche molto superiori alle nostre, non derivano dai diritti tv, ma da risorse proprie e non si può competere con offerte da 20 milioni netti a stagione, sballano un po’ il mercato».
Un vincente trova sempre una strada, è il suo biglietto da visita?
«Chi se la prende sempre con gli altri si nasconde dietro gli altri, non si prende le responsabilità, io invece me le prendo. E’ una filosofia di vita».
Quanto cambia lavorare in Lecce o Spezia ed il Napoli campione d’Italia?
«Il calcio è uguale ovunque per un motivo, in primis per la società che deve avere le idee chiare e la coerenza. Se non si crea una situazione di credibilità allora si crea incertezza, poco entusiasmo, perciò è uguale ovunque, poi cambiano i numeri, ma alcune cose sono uguali. Poi c’è il campo ed il rispetto delle regole, ma avere regole e farle rispettare è la bibbia».
De Laurentiis glielo ha chiesto per chi tifa? Tifa per la Juventus come Giuntoli?
«Non me lo ha chiesto. Non ho mai tifato per la Juventus. Ho giocato con Cremonese e Lazio ma non ho un tifo particolare per una squadra, tifo per la squadra per cui lavoro. Il Napoli è una grande opportunità per me, darò il mio meglio».
Cosa l’ha colpita da lontano del progetto Napoli?
«Ho dei cari amici napoletani, parlavo spesso con loro del Napoli, mi ha colpito molto il grande calore che c’è a Napoli, la grande partecipazione. A dicembre sono venuto in gita a Napoli e lo scudetto era ancora lontano ma la città era al settimo cielo, la gente ti fa sentire molto importante, qui, ma aumentano le responsabilità. Credo che ci sia stata una società che ha lavorato benissimo in questi anni, Nicola Lombardo mi diceva che negli ultimi 10 anni il Napoli ha fatto più punti di tutti dietro la Juve, vuol dire che ha lavorato benissimo, lo scudetto è stato il coronamento di un sogno e l’entusiasmo che si respira qui è contagioso».
Seguirà calciatori sconosciuti come Kvara?
«Gli scout e io stesso cerchiamo sempre cose positive, in questo periodo in cui sono stato fermo ho visto partite di tutti i campionati, bisogna sempre aggiornarsi, una cosa però è lavorare per lo Spezia e una per il Napoli, ovvio che hai obiettivi differenti che ti indicano cosa seguire sul mercato. Ben venga, però, scoprire sempre giocatori meno conosciuti che possano esplodere».
Si è confrontato già con Garcia? Ha un’idea di come puntellare la squadra? Meluso:
«Non ancora, dobbiamo fare delle riunioni e capire meglio cosa fare e dove andare, cosa migliorare e cosa tenere ben stretto, sono ragionamenti che faremo successivamente, sono arrivato da due giorni».
Come mai si è complicato il mercato sudamericano e aperto quello dell’est Europa?
Interviene De Laurentiis:
«Bisognerebbe dirlo a Malagò, Gravina e la Lega, siamo gli unici che possono fare solo due extracomunitari».
Meluso:
«Ha ragione il presidente, sono norme che ci penalizzano, anche se nel passato c’è stata una legge del governo per richiamare i cervelli alla quale ci siamo poggiati anche noi, ma è un discorso complesso da affrontare in questa sede».
Prende ancora la parola il presidente De Laurentiis:
«Sarebbe bello fare un dialogo con voi che dovrebbe essere molto sollecitante per gli organi competenti. Il Coni ha la possibilità di avere X per tutti gli sport comunitari, bisognerebbe dire a Malagò di farsi un attimo da parte, visto che abbiamo un problema con l’Inghilterra e di dare qualche unità in più al calcio rispettando la legge Bossi-Fini. In Italia fatta una legge non si cambia mai e si burocratizza il tutto, così i club non possono fare la propria strada perché ci sono lacci, laccioli e contrapposizioni che impediscono di fare vera impresa, ecco perché si cerca poi di fare solo la presa».