Sulla carta l’italiano sembrava rappresentare una minaccia per la supremazia di Djokovic. Invece è stato spazzato via

La sconfitta di Sinner. Ne scrive, en passant, il Telegraph in un articolo dedicato a Djokovic.
Sulla carta, Sinner, che aveva vinto due set contro il serbo lo scorso anno a Wimbledon, sembrava rappresentare una minaccia concreta per la supremazia di Djokovic. Eppure è stato spazzato via dal signore dell’erba che ha trovato ogni linea, ogni angolo. È stata un’esperienza demoralizzante per un ragazzo di 20 anni alimentato dall’impavidità della gioventù.
Repubblica stamattina si è soffermata sulle tante occasioni sprecate dall’italiano.
Il rimpianto, dunque, c’è. Perché Sinner ha capito di essere lì, a un niente dal traguardo. «Ho visto i numeri: Nole ha fatto dieci punti più di me. Se ne avessi fatti cinque io come sarebbe finita?». L’analisi, per essere onesti, diventa di tipo psicologico. Perché lo zero di Jannik Sinner nella casella delle palle break avute (sei), spiega la sconfitta, mentre conferma come Djokovic abbia saputo fronteggiare i suoi momenti difficili. In quelle sei chance c’erano anche due set point, per dire. Invece, a voler essere cattivi e mettere il dito nella piaga, nel tie-break che conduceva 3-1, Jannik ha regalato un doppio fallo consegnandosi praticamente all’avversario. Quindi solo un Freud, oppure un mental coach sportivo potrebbe spiegare questo, e anche i crampi venuti ad Alcaraz a Parigi mentre affrontava Djokovic. Il punto è che i freddi numeri ribadiscono il quasi equilibrio, e quindi «il rimpianto c’è. Certo che c’è».