A Tuttomercatoweb.com: «Non è che se uno è finito in Arabia è diventato scarso. Per rientrare in una piazza importante come Napoli, deve avere tantissime motivazioni».
L’ex direttore sportivo di Roma e Torino, Gianluca Petrachi, ha rilasciato una lunga intervista a Tuttomercatoweb.com in cui parla di diversi argomenti. Petrachi al momento è senza squadra da due anni e mezzo. Nell’intervista parla anche diffusamente del Napoli.
Su Giuntoli alla Juventus.
«Innanzitutto, sono felice che ci sia andato Cristiano, che è un collega e un amico, oltre che un vero ds. Così come sono contento che sia andato Meluso al Napoli, un altro ds. Sono figure che servono in un club, a prescindere da tutto. La Juve si è messa dentro uno che ha fatto la gavetta, conosce il mestiere, la gestione dello spogliatoio: se gli daranno ascolto, Giuntoli può cambiare almeno una tendenza, a livello di programmazione e visione di calcio. Magari tornando a fare un calcio più sostenibile e prendendo qualche giovane sconosciuto che possa poi diventare colonna portante del club».
Quindi ha fatto bene a lasciare Napoli, dopo uno scudetto? Petrachi:
«Il Napoli ha fatto qualcosa di straordinario, sia Spalletti che Giuntoli sono stati bravissimi a gestire la situazione interna. Si sapeva che c’erano comunque delle frizioni nella gestione, sarebbe ipocrita negarlo. Uno è andato da una parte e uno dall’altra, credo ci sia stato un cambiamento radicale in società. Mi auguro però per il Napoli che si tratti di una delle più belle scelte di quest’anno, e che continui a primeggiare e a giocarsi qualcosa, magari anche in Champions. Perché vedere tanti napoletani a seguire la squadra con quell’affetto, da tifoso, è molto affascinante. Ti riconcilia col calcio. Ben venga che il Napoli continui a stare lì davanti».
La Juventus con Giuntoli e il Napoli con Meluso hanno fatto le scelte giuste? Petrachi:
«Penso di sì, perché a volte la figura dello scout viene ampliata e io non sono d’accordo. Lo scout deve andare a giro a cercare giocatori, vedere anche gli allenamenti, mentre il direttore deve fare il direttore: cercare di gestire lo spogliatoio, le grane, i problemi col tecnico, tutte cose che uno scout non può fare. È come se uno entra in sala operatoria e c’è il medico, poi però si chiede al ferrista di fare l’intervento. Non funziona così, c’è il medico, il ferrista, l’infermiere. Chiedere allo scout di fare anche il ds è una forzatura. Ma al di là della difesa della mia categoria, è importante che si mantengano certi equilibri. Poi va vista la bravura del ds nel creare la squadra, fare spogliatoio, quello dipende dalla sua bravura. Ma non si può prescindere dall’amico dell’amico, da quello che conosce quello… già fa fatica chi nel calcio ci sta da 40 anni, c’è qualcuno che è arrivato l’altro giorno. Poi è giusto che ci siano strumenti come gli algoritmi che ti aiutano nella valutazione del giocatore, però è il direttore, col presidente e l’amministratore delegato, che decide le sorti di un club. Quando il calcio si struttura così, è vincente. Lo dice il campo, ne è testimone palese il Napoli dell’anno scorso: Giuntoli e Spalletti hanno camminato insieme, con l’aiuto di scout, ma le sorti le hanno decise loro».
Garcia è l’uomo giusto per sostituire Spalletti?
«Non è che se uno è finito in Arabia è diventato scarso. Ci sono tanti fattori che incidono, come quello economico, oppure uno può essere stanco di certe passioni e magari vuole stare più tranquillo. Credo che Rudi Garcia sia un allenatore che non ha mai smesso di fare l’allenatore, anzi: per rientrare in una piazza importante come Napoli, deve avere tantissime motivazioni. Bisogna poi capire come riuscirà a farsi accettare dal gruppo che ha plasmato Spalletti. Questa sarà la chiave di lettura della stagione, capire come Garcia entrerà nella testa dei ragazzi».
La Juventus invece, dopo le tante critiche, riparte da Allegri. È la scelta giusta? Petrachi:
«Questo lo stabilirà Giuntoli, ma ha due anni di contratto non leggerini. Comunque, il ds ora si assumerà le sue responsabilità, se ritiene sia corretto continuare col progetto di Allegri è giusto che lo faccia, ma devono andare a braccetto. Poi, non per giustificare Allegri, ma negli ultimi due anni ha lavorato da solo. Qualsiasi critica l’ha sempre sopportata, ci ha sempre messo la faccia, quando le cose andavano male è sempre intervenuto lui. Era difficile per lui parlare di calcio con qualcuno, l’unico che poteva farlo era Cherubini che aveva comunque i problemi per ciò che sappiamo tutti. L’allenatore deve essere anche messo nelle condizioni di poter lavorare, e cioè che ogni tanto la società intervenga, lo aiuti e lo supporti. Anche nei momenti di difficoltà. Credo anche che sia stato trovato un capro espiatorio nella Juve in Allegri, che si è trovato a fare tutto da solo, poi è comprensibile che qualcosa anche a livello tattico gli scappi. Con Cherubini, comunque, finché c’è stato e prima che avesse quel problema, aveva una persona capace. Oggi invece Allegri si trova a fianco un professionista, con il quale condividere quotidianamente certe cose. Poi vedremo se con Giuntoli troverà anche quella serenità per proporre un calcio più divertente».