Ha la capacità di affiancare un libretto molto fedele al testo omerico con scenari che richiamano alla contemporaneità
Siamo sempre molto restii a rivisitazioni troppo spinte di miti od opere del passato: spesso le esigenze odierne sopraffanno il testo originale svuotandolo di senso. Non è così per “Ulisse, l’ultima Odissea” la tragedia – che mischia prosa, musica e danze ben coreografate dallo stesso regista Giuliano Peparini – che ha la capacità di affiancare un libretto molto fedele al testo omerico – a cui ha partecipato anche Francesco Morosi – con scenari che richiamano alla contemporaneità.
Brillante la scenografia iniziale (Cristina Querzola, Lucia D’Angelo) che disegna una sala d’aspetto di un aeroporto internazionale dove si aggira un Ulisse – nella liquidità di Bourdieu – che cerca con l’arte del racconto di ricordare a lui ed agli altri compagni di attesa e di viaggio mitico la propria identità, frutto del dolore e delle sofferenze della strada desiderata del ritorno. E qui Peparini – attraverso Omero – non parla “di ognuno di noi che si cerca, che non è nel giusto posto ed è felice solo quando è in movimento?”. E via con gli accadimenti di Ulisse (Giuseppe Sartori) con l’aedo (Massimo Cimaglia) che stentoreamente ne ricostruisce l’Odissea, aiutato dallo spazzino (Alessio Del Mastro) del Terminal. E mentre Ulisse/Nessuno rimbalza tra Circe (Giovanna Di Rauso), Eolo (Domenico Lamparelli), Calipso (Giulia Fiume) – ed acceca Polifemo (Massimo Cimaglia) -, continua il suo viaggio sul mare colore del vino senza l’appoggio del padre del gigante, il Dio Poseidone – ma con alterne vicende divine -, con un chiaro destino sintetizzato da Tiresia (Alessio Del Mastro). Scilla e Cariddi risputeranno Ulisse verso Itaca – ottima nutrice di uomini -, ma il figlio di Laerte, marito di Penelope e padre di Telemaco. per giungere all’ultimo agognato porto, dovrà guardare avanti e dimenticare “il male ricevuto”. Nota di merito finale per gli alunni dell’Accademia d’arte del dramma antico di Roma e per i coristi che hanno ritmato magistralmente i tempi del viaggio e dell’attesa.