Il ministro al Corsport: «In Serie A credo manchi la cura del prodotto. Qui contano il peso politico e anche gli egocentrismi delle proprietà»
Andrea Abodi, ministro dello Sport, intervistato dal Corriere dello Sport. Parla anche della questione Nazionale.
Come si spiega l’addio improvviso di Mancini? Cosa ne pensa della disputa tra il Napoli e la Figc per Spalletti?
«Senza invadenza e nel rispetto dei ruoli, non mi ha fatto piacere leggere quelle cose sulle agenzie. Avrei cercato di dare il mio contributo per evitare non solo il fatto, ma anche il modo e i tempi. Ora abbiamo due appuntamenti molto importanti tra tre settimane e un commissario tecnico da mettere, magari già da oggi, alla guida degli Azzurri. Con i comunicati di solito non si risolvono i problemi e in questa fase avverto solo la necessità di aprire un altro capitolo».
Decreto Crescita?
«Abbiamo fatto una norma per far rientrare i “cervelli” italiani e la usiamo per far entrare i giocatori stranieri. È arrivato il momento di analizzare i numeri, di confrontarci con la Federazione e, principalmente, con la Lega Serie A per trarre le opportune conclusioni sulla sua efficacia e utilità. Così come interverremo sulla definizione del 5% dei diritti tv da destinare alla valorizzazione dei giovani».
Da ministro è preoccupato per la difficoltà nel vendere il nostro prodotto calcio?
«In Serie A credo manchi la cura del prodotto. Qui contano il peso politico e anche gli egocentrismi delle proprietà».
Mancano i manager nel nostro calcio?
«I manager non mancano, ma forse non ce ne sono a sufficienza anche per le volontà delle proprietà. Da noi contano i rapporti di forza, il peso politico, le coalizioni contro qualcuno, le maggioranze variabili, i personalismi e gli egocentrismi».