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Calà: «A Cortina mi addormentai in baita, ciucco. De Laurentiis venne a prendermi furibondo»

Al CorSera: «A Non Stop Troisi e i ragazzi della Smorfia mangiavano in camera per non spendere, ci sta».

Calà: «A Cortina mi addormentai in baita, ciucco. De Laurentiis venne a prendermi furibondo»

Sul Corriere della Sera un’intervista a Jerry Calà. Ha fatto parte dei Gatti di vicolo Miracoli, ne parla.

«I nostri ci volevano ingegneri o dottori. Così, in una fredda mattina di gennaio del 1971, io, Franco Oppini, Umberto Smaila e Nini Salerno scappammo di casa. E sul pulmino per Roma passammo ore a scegliere il nome del gruppo. Vinse quello».

Calà comprava le auto dei Gatti: catorci sempre in panne.

«Erano i concessionari che cercavano me, un vero pollo. Non mi accontentavo dell’utilitaria, volevo il macchinone per rimorchiare. Presi una Citroen DS Pallas azzurra, detta “ferro da stiro”, con le sospensioni idropneumatiche che, quando montavi, la sollevavano da terra. Per fare il figo, il giorno dopo passai a prendere una ragazza che mi piaceva. Salì, misi in moto. Un sussulto. Poi il cofano si afflosciò sul selciato e da sotto cominciò a uscire un fiume d’olio nero».

Il boom a «Non Stop», con Carlo Verdone. Calà racconta:

«Qualcuno mangiava in camera per non spendere, ci sta. Chi? Troisi e i ragazzi della Smorfia, come I Giancattivi».

Bud Spencer gli chiese di lasciare i Gatti.

«Giravamo Bomber. La sera raggiungevo gli altri per lo spettacolo e tornavo in albergo all’alba. Lo trovai che mi aspettava sul divano della hall alle 4 del mattino. Agitò un ditone minaccioso. “Non puoi continuare così, la mattina sei rintronato. Devi scegliere”. Fu una decisione difficilissima».

Smaila ha detto: «Per me fu una coltellata».

«Umberto è sempre stato un po’ tragico. Fu quello che se la prese di più. Franco e Nini dopo qualche mese mi avevano perdonato, lui tenne duro. Poi però ci siamo riappacificati. E ha scritto tante colonne sonore dei miei film».

«Sapore di Mare» fu un successo. Calà racconta i ceffoni presi da Virna Lisi:

«Prima di girare la scena, Virna si scusò: “Mi spiace, ma io gli schiaffi finti non li so dare”. “Si figuri, nessun problema”. Che sberla. Era buona la prima, ma Carlo Vanzina ce la fece ripetere otto volte».

E il bacio con Marina Suma:

«Nel cast c’era Angelo Cannavacciuolo, il fidanzato. Gelosissimo, ci controllava. Chiedevo al mio amico Mao di portarlo via con una scusa».

Su «Vacanze di Natale».

«Una banda di matti, padroni di Cortina. La sera si faceva baldoria. Una notte mi addormentai in baita, ciucco, dopo aver bevuto la “coppa dell’amicizia”, mix di grappe. Mi dimenticarono e rimasi lì. L’indomani venne a prendermi per le orecchie un furibondo Aurelio De Laurentiis».

Viveva per il lavoro.

«La domenica sera telefonavo a tutti i cinema per sapere com’era andato il mio film, ormai conoscevo le cassiere. Se gli incassi erano così così, cambiavo umore, diventavo insopportabile».

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