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È tornata la solita Juventus: reparti scollegati, passaggi a vanvera e la difesa del brand

La vera Juve irriconoscibile era quella di Udine. Il rigore non dato da Di Bello è più discusso dei baci rubati di Rubiales o di Mancini d’Arabia

È tornata la solita Juventus: reparti scollegati, passaggi a vanvera e la difesa del brand
Juventus Italian coach Massimiliano Allegri looks on before the Italian Serie A football match Juventus vs Bologna on August 27, 2023 at the ìAllianz Stadiumî in Turin. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)

FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA SECONDA GIORNATA DEL CAMPIONATO 2023-24

Conferme e smentite.

Subito tempesta su arbitri e Var.
Molti tifosi inviperiti.
E questo per il capitolo conferme.

Dove l’hanno fatta più grossa, guarda caso, è allo Stadium.

Sullo 0-1 felsineo, contatto in piena area Iling-Ndoye.
Il bianconero falcia di netto l’attaccante rossoblù.
Sarebbe rigore sacrosanto ed espulsione.
Di Bello, vecchio amico di famiglia, rifiuta di andare al Var.
È convinto che la sua è la decisione giusta.
La difesa del brand.

L’episodio è il più discusso della giornata.
Anzi della settimana.
Più dei baci rubati di Rubiales.
Più dell’arabo contratto dorato del Mancio.

Un unanime urlo allo scandalo.
Al quale si aggiunge a tarda sera anche quello di Bergonzi, neo commentatore Rai. Ancora per poco, temo.

Gli ergastolani poi pareggeranno a fatica.

Erano irriconoscibili domenica scorsa al Dacia.
Per come giocavano bene.
Molti si erano illusi.
Immediatamente smentiti.

Contro il Bologna si ritorna finalmente al vero gioco di Acciughina.
Giocatori che non sanno cosa fare del pallone.
Azioni affidate all’iniziativa dei singoli.
Reparti scollegati. Passaggi a vanvera.
Un piacere per gli occhi.

Contestazioni anche a San Siro.

Che ci regala un raro momento d’incanto e di poesia.
Improvvisamente si spengono le luci dello stadio e si accendono le torce dei tifosi.
Fiammelle di sogno in una sospensione irreale e magica.

Nel segno del Bardo.

«Noi, fatati spiriti che fuggiamo il raggio dell’aurora seguendo il buio come un sogno, siamo contenti e giulivi. E nessun ratto in quest’ora disturberà la nostra sacra casa».
(Sogno di una notte di mezza estate, Atto V, scena 1)

Mi scuso con i miei due o tre lettori per questa digressione noiosa.
Prometto a me stesso di non farlo più. Sennò perdo anche loro.

Dunque dicevo.
Contestazioni per due rigori contro il Toro.

Ma qui la cosa è diversa.
Perché i Diavoli – episodi a parte – fanno già paura.
Ha ragione Juric.
I rossoneri sono un’altra squadra rispetto all’anno scorso.

I regali che il mercato ha fatto a John Malkovich sono impressionanti.

Degna di ammirazione la fisicità imbarazzante di Loftus Cheek, la tecnica di Pulisic, il motorino di Reijnders.
Ragazzi che si cercano e si trovano come se giocassero da una vita insieme.
Ed è tutta gente di qualità.
Conferma per i rossoneri che si candidano fra le protagoniste.

A due passi da San Siro, in Brianza, brilla una stella.
Si chiama Andrea Colpani.
Mette a segno una doppietta contro i nipoti di Farinata degli Uberti e si propone all’attenzione di Fra Cipolla.
C’è bisogno di italiani che giochino a pallone.
Oltre che di bagnini e camerieri.

Doveri, il fratello scemo di Jack la Cayenne, ha molto gioito per l’eliminazione del vincolo territoriale.

Ed è volato al Bentegodi felice.

Ha provato a regalare un rigore inesistente.
Ha espulso uno del Verona al minuto 84.
Ha fatto giocare un intero tempo supplementare con l’uomo in più per cercare di farla pareggiare.
Insomma lui ce l’ha messa tutta per aiutare la squadra del cuore a farcela.
Niente, la sua Roma non ce l’ha fatta.

Stessa sorte toccherà ai cugini di Ponte Milvio.
Le romane dopo due giornate, un solo punto.

Decide il gol di Retegui che festeggia la prima rete in A.
Gli Aquilotti non hanno più la bella fluidità della scorsa stagione e sbattono contro una difesa grifagna ben schierata da Gilardino.

Anche all’Olimpico ci sono un paio di episodi contestati. Dragusin con decisione su Immobile in area.
Proteste, ma non arrivano provvedimenti.
Zaccagni atterrato da Bani. Niente da fare.

Doppia sconfitta per Sor Polpetta che dovrà cercare riscatto nella difficile trasferta di Napoli.
Ed eccoci al Maradona vestito a festa per la prima del Napoli campione.
C’è curiosità e tensione per questo nuovo assetto in lenta trasformazione.
Una tensione che si sente in campo, arriva sugli spalti e coinvolge persino i divanisti da casa.

C’è smania di cercare subito quella verticalizzazione per Osi che richiede con insistenza il tecnico francese.

Segnerà proprio Osi, su rigore per il fallo su Politano.

Subito dopo il gol la flessione del blocco azzurro è evidente. Non tanto da impensierire granché la difesa, ma la squadra pare un po’ a corto di idee.
Fa eccezione il capitano, che sbaraglia letteralmente il campo nel suo territorio.

Poi Giua espelle a sorpresa Lopez.
A fine gara commenterà: “Mi ha urlato Pezzo di merda. Non potevo tenerlo in campo”.
Altri tempi quando Rizzoli e Rocchi dovevano subire a capo chino dalla ciurma bianconera ben altre umiliazioni.

Con i ceramisti in dieci, è pura accademia per il Napoli.
Ci si aspetta la porta di Consigli riempirsi di palloni.
Invece niente.
Un altro rigore. Che Osi il generoso affida a Jack.
E che Jack spara alle stelle.

Poi il raddoppio del Capitano che chiude un invito di Kiarastella appena entrato.

Ci mancavano le sue finte che stendono.

Il suo assist di esterno è la cosa più pregevole di tutta la partita.
Una squisitezza degna solo dei grandi del calcio.
Una roba di una leggerezza e precisione permessa solo ai quadrumani.
Cioè chi ha il dono delle mani al posto dei piedi.
O di chi usa i piedi come se fossero mani.

Da una settimana, netto calo delle proteste per le accise e il salario minimo.
È cominciato il campionato.

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