Tutto passa per il centro, ossia per De Laurentiis. Eppure quando la delega è chiara, come alla figlia per il merchandising, le cose funzionano meglio

Perché l’esecuzione si mangia la strategia a colazione: il caso Napoli Calcio.
Il periodo tra la fine dello scorso campionato e l’inizio di questo, compresa la lunga fase di mercato, ha riportato alla memoria il dibattito eterno tra strategia ed esecuzione e a mio parere messo in evidenza con particolare efficacia la prevalenza della seconda sulla prima.
Premessa: l’azionista ha il diritto di organizzare l’azienda come meglio crede. Da questo assunto discendono direttamente onori e oneri in capo alla proprietà. Per questo motivo, quando l’azionista – De Laurentiis – affermò che in fondo quello del direttore sportivo non era un ruolo di grande rilevanza (avevamo appena appreso che Giuntoli desiderava passare alla Juventus), e che magari non sarebbe stato neanche sostituito, nessuno ebbe da obiettare. Peraltro, all’indomani di una grande vittoria in campionato, chi avrebbe avuto il coraggio di contraddirlo?
E in più, la strategia era chiara, condivisibile e in perfetta continuità con quella seguita l’anno precedente: ridurre il monte ingaggi forzando qualche uscita e così finanziare il mercato; trattenere Osimhen a tutti i costi per poterlo vendere poi l’anno prossimo al miglior offerente; rinnovare Kvicha per evitare un Osimhen-due. E già che ci siamo, rinnovare Di Lorenzo. Quindi investire con giudizio, con l’orizzonte di cessioni remunerative in 1-3 anni;
È mia opinione che a questo punto sarebbe servita come il pane una figura di vertice che potesse validamente portare a termine, con efficienza ed in relativa autonomia, almeno alcune di queste operazioni, altro che un ds ininfluente. I problemi nascono proprio qui, dalla mancata presenza, all’interno dell’organizzazione aziendale, di questa figura.
Invece, in assenza di un ds, e anche dopo il suo arrivo, non è mai apparso che l’esecuzione disciplinata e urgente di quella strategia fosse assicurata. Cosa lo fa pensare?
Ancor più da quest’anno, con l’uscita di un personaggio di peso e spessore come Giuntoli, ormai ben addentro alla cultura, alle particolarità, alle dinamiche uniche di un’azienda a carattere familiare, la società Calcio Napoli segue il modello “hub and spoke”. Che vuol dire?
Immaginate la ruota di una bicicletta. C’è il mozzo al centro – l’hub, cioè De Laurentiis – e i raggi della ruota intorno – spoke, tutti gli altri.
In parole povere, tutto passa dal centro, i raggi della ruota non sono collegati tra loro, non comunicano direttamente, è il centro che dà e riceve informazioni, che decide, che tratta, che fa da front man verso la stampa, i tifosi, giocatori, gli agenti…
Non aver capito che, senza un funzionale sistema di deleghe esecutive, la strategia sarebbe rimasta lettera morta o, al massimo, sarebbe stata seguita da un’esecuzione in perenne ritardo sugli eventi, è stato delittuoso. Qualche esempio dai problemi delle settimane passate:
- Piotr resta? Ancora non sembra esserci notizia ufficiale del rinnovo, anche se appare scontata la decisione del calciatore che, seppur con un ingaggio ridotto, ha rappresentato una sorpresa e forse un disturbo. Si puntava evidentemente all’uscita, e il ritardo nel definire la sua situazione ha probabilmente pesato anche sul caso Veiga;
- ancora non c’è il rinnovo di Osimhen, nonostante non so più quante sedute col suo agente, altra evidenza di ritardo sugli eventi;
- i malumori di Kvicha e di Elmas non sono forse figli del loro sentimento di essere trascurati, a favore di altre priorità?
- e a proposito di altre priorità, dove siamo con Demme e Lozano, situazioni che si sono trascinate troppo a lungo.
- i contratti di Di Lorenzo e Rui sono a posto, e sarà certo possibile rinnovare Osimhen, Kvicha e Elmas anche a campionato in corso, ma avere la certezza dei costi del rinnovo prima della chiusura del mercato sarebbe stato meglio, per l’efficienza e per le tensioni che i ritardi comportano, dentro e fuori della squadra.
La controprova? Dove c’è delega chiara le cose sembrano muoversi meglio, vedi la gestione del merchandising, affidata a Valentina De Laurentiis, figlia del presidente. È un caso? Un approccio innovativo, una partnership importante come Armani, qui si che l’esecuzione è disciplinata e precisa, almeno a giudicare da ciò che leggo.
Unico neo: parlo per fatto personale. Per una società che punta al mercato globale il fatto che io, residente negli Usa, non sappia come fare ad acquistare la maglietta con lo scudetto non sembra ideale. Non più Amazon, non E-Bay negli Usa, possibile che i tifosi che vivono all’estero debbano pagare le spese di spedizione dall’Italia?
Ad oggi non sono riuscito a regalarmi il più bel ricordo di una grande vittoria.