Avrebbe dovuto sopprimere il Sassuolo nel primo quarto d’ora. La costruzione dal basso si è rarefatta. Il lancio lungo non suona più blasfemo

Il Napoli ha battuto il Sassuolo 2-0, la Gazzetta analizza le differenze tra il gioco di Garcia e quello di Spalletti.
Qualche riflessione però si impone, la vittoria contro il Sassuolo va interpretata. Il Napoli non ha chiuso la partita come avrebbe dovuto nella prima frazione, né è andato oltre il 2-0 nella ripresa agevolata dall’espulsione di Maxime Lopez, cacciato per aver detto qualcosa di poco carino all’arbitro Giua. È stato un Napoli bello, ma non bellissimo come quello a cui ci eravamo abituati nella stagione dello scudetto: il caldo, la transizione da Spalletti a Garcia.
Il Napoli andrà valutato contro le squadre del proprio livello.
Le diversità con il Napoli spallettiano si notano. La costruzione dal basso si è rarefatta. Il lancio lungo non suona più blasfemo, Lobotka se ne è servito per solleticare la profondità di Osimhen. E a dirla tutta ci sembra che sia calata la ferocia. Il Napoli avrebbe potuto, anzi dovuto sopprimere il Sassuolo nel suo momento peggiore, il primo quarto d’ora. Non l’ha fatto, una volta in vantaggio ha lasciato che la brigata di Dionisi via via rimettesse fuori la testolina dal guscio e conquistasse metri di campo. Poco meno di un anno fa, Napoli-Sassuolo finì 4-0, doppiette di Osimhen e Kvaratskhelia, con tre delle quattro reti nel primo tempo. La partita della consapevolezza, lì si capì che il Napoli avrebbe potuto prendersi il campionato. Ieri Kvaratskhelia ha saltato i primi 45 minuti e non è un’attenuante da poco, rispetto al paragone con Napoli-Sassuolo di un anno fa, ma ci pare che Garcia abbia cambiato le frequenze.