Da mesi sono in azione frange estremiste di ultras polacchi, la tennista Swiatek sotto attacco dopo la foto pro Ucraina. Attenti a sottovalutare il fenomeno
Guai a ignorare la spia che proviene dagli spalti. L’«ucrainofobia» in tempi di guerra, o meglio, di invasione, è un fenomeno più vivo che mai, almeno in Polonia. Non a caso ha fatto la sua comparsa nel paese dell’Unione europea più coinvolto dall’emergenza. Secondo i dati attuali forniti dalla Straż Graniczna (Sg), la guardia di frontiera polacca, ad oggi almeno 14.4 milioni di ucraini sono transitati nel Paese sulla Vistola dopo l’invasione. Alcuni hanno scelto di restarci, senza considerare 1.4 milioni di lavoratori ucraini che già vivevano in Polonia prima dell’intervento armato della Russia.
Da mesi alcune frange estremiste di ultras polacchi si stanno facendo portatrici di un sentimento anti-ucraino che stride con i continui sforzi di ong, amministrazioni locali e cittadini, impegnati dal febbraio 2022 a gestire un’ondata migratoria di proporzioni immani. Al momento gli episodi di ucrainofobia all’estero si contano sulla punta delle dita ma le cose potrebbero cambiare. I cori pro-Putin dell’estate scorsa da parte dei tifosi del Fenerbahce all’indirizzo di quelli della Dinamo Kiev durante un match di qualificazione valido per la Champions League, rientrano certamente in questa categoria.
Il calcio, appunto, ma non solo: «È normale che gli estremisti di destra concentrino i loro sforzi sullo sport più popolare nel nostro paese. Eppure anche la tennista Iga Świątek ha dovuto subire diversi attacchi sui social media dopo aver sfoggiato i colori simbolo dell’Ucraina durante alcuni match», spiega Rafał Pankowski dell’Ong “Nigdy więcej” (in polacco: «Mai più»).
E mentre in quell’occasione l’Uefa aveva punito il Fenerbahce con una multa e parziale chiusura del proprio stadio per una partita, a Varsavia e dintorni, la giustizia ordinaria, le autorità sportive e i club fanno fatica a prendere misure per reprimere questo fenomeno: «E da anni che l’estrema destra continua a influenzare la cultura calcistica da queste parti. Le autorità del nostro paese, inclusa la federcalcio polacca, continuano a non reagire o quasi di fronte a questi episodi», continua Pankowski.
Tra le cause all’origine del fenomeno, alcune alleanze storiche tra hooligan russi e polacchi. Anche dopo l’intervento russo in Ucraina e la conseguente messa al bando delle squadre russe da parte di Uefa e Fifa, alcune frange del tifo organizzato in Polonia non hanno mai rotto il gemellaggio con gli ultras dei club russi. È il caso di alcuni tifosi del Lech Poznan con quelli dello Spartak Mosca, uniti anche da un’ammirazione incondizionata nei confronti del nazionalismo serbo.
Il mese scorso i supporter polacchi della squadra, sconfitta quest’anno ai quarti di Conference League dalla Fiorentina, si sono addirittura offerti di «educare» gratuitamente gli ucraini. Le ronde estive ribattezzate con un eufemismo dagli stessi hooligan del Lech Poznań «discussioni formative», hanno di mira gli immigrati ucraini: «Non dimenticate che non siete a casa vostra. Non consentiremo che i vostri principi vengano introdotti nel nostro paese», si legge in un comunicato dei promotori delle ronde che ha fatto furore su Facebook. Trattasi di una campagna intimidatoria in piena regola che ha spinto anche la polizia polacca ad aprire un fascicolo. Intanto è soltanto un caso che non ci sia ancora scappato il ferito.
Poi ci sono anche i tifosi dello Śląsk Wrocław a Breslavia che continuano da mesi a esporre striscioni anti-ucraini allo stadio. Le scritte non lasciano spazio ad alcuna interpretazione alternativa: «Stop all’”ucrainizzazione” della Polonia» oppure «Questa non è la nostra guerra». Gli slogan sono gli stessi di quelli che si sono visti l’11 novembre scorso al Marsz Niepodległości (in polacco: «corteo dell’indipendenza») organizzato ogni anno a Varsavia dall’ultradestra per celebrare l’indipendenza del paese.
L’ucrainofobia è al momento un fenomeno di nicchia ma continua a crescere. Il prossimo 11 novembre dalla capitale polacca dovrebbero arrivare ulteriori indicazioni al riguardo. Intanto ha già sconfinato oltre il perimetro degli stadi. Un fenomeno da tenere sotto d’occhio non soltanto in Polonia ma anche negli altri paesi europei.