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La Lega saudita: «L’Arabia droga il mercato? Facciamo solo quello che finora ha fatto l’Europa» 

Il Ceo Carlo Nohra, alla Gazzetta: «Perché dovremmo allinearci agli altri per la chiusura del mercato? Facciamo ciò che va bene per noi».

La Lega saudita: «L’Arabia droga il mercato? Facciamo solo quello che finora ha fatto l’Europa» 
Saudi Sports Minister Prince Abdulaziz bin Turki al-Faisal (L) and Saudi Arabian Football Federation (SAFF) president Yasser al-Misehal (R) applaud before the start of a friendly football match between Saudi Arabia and Croatia, in the Saudi capital Riyadh, on November 16, 2022. (Photo by AFP)

La Gazzetta dello Sport intervista il Ceo del campionato arabo, Carlo Nohra. La Lega saudita parte domani.

«Vogliamo arrivare nel Top 10 dei grandi tornei importando qualità, come stiamo facendo ora».

Si tratta di un progetto a lungo termine, ma se ogni estate l’Arabia continuerà a comprare come in questa, l’Europa resterà senza giocatori. Nohra ride:

«Non credo. Però si, abbiamo grandi e mezzi e grandi obiettivi che rispecchiano l’ambizione del Paese. Vogliamo il meglio e possiamo permetterci di prenderlo. Abbiamo offerto ai calciatori un nuovo canale».

I calciatori arrivano in Arabia solo per soldi?

«Questo è un grande progetto, ambizioso, audace, attrattivo. I giocatori hanno capito che fanno parte di qualcosa di diverso e di grande, che possono contribuire a sviluppare. Storicamente, solo l’Europa ha prodotto qualcosa di simile, la novità è che siamo un Paese extraeuropeo».

Cosa risponde a chi dice che spendete troppo drogando il mercato?

«Facciamo ciò che loro facevano prima. Questa competizione tra i vari tornei esiste da sempre, e ora c’è un nuovo giocatore».

Però per misurarvi col grande calcio avete solo il Mondiale per Club.

«Sappiamo dove siamo ora, e l’obiettivo è arrivare a competere a un livello superiore. Non so se riusciremo a offrire ciò che ogni giocatore vuole, ma per ora facciamo ciò che possiamo: prendere buoni giocatori, assicurarci che ci sia un campionato sufficientemente competitivo e far bene in Asia».

In Europa si lamentano della vostra chiusura del mercato, fissata al 7 settembre.

«Detto che la data la sceglie la federazione, noi continueremo a fare ciò che è meglio per noi, non vediamo l’esigenza di allinearci agli altri. Nel mondo ci sono tante altre eccezioni. Facciamo ciò che va bene per noi, non quello che vogliono gli altri».

Ci aspetta una settimana di ansia per i club europei.

«Dipende, perché quando chiuderanno il mercato in Europa molti giocatori non vorranno cambiare. Non è detto che quei 7 giorni ci favoriscano, ma se lo fanno e ci danno un vantaggio competitivo lo useremo».

Esiste il “Ronaldo effect”?

«Eccome. Dal suo arrivo, solo per metà stagione, tutti i valori della Spl sono cresciuti del 150%. Ma la cosa più rilevante è l’impatto globale, l’interesse che ha generato, e ha aiutato ad attrarre gli altri giocatori. Le faccio un esempio concreto: prima di Ronaldo la Spl era trasmessa solo nella regione araba. Dal suo arrivo siamo passati a 45 broadcaster per 170 Paesi del mondo, e iniziamo a monetizzare. È ovviamente ancora molto poco rispetto a ciò che vogliamo ottenere, ma l’ago della bilancia si muove: migliorare le prestazioni sul campo serve esattamente a questo, a commercializzare».

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