Carlo Nohra, il direttore operativo della Saudi Pro League, alla Reuters: “E’ una strategia di lungo termine. E la qualità si paga”
Hanno appena cominciato, altroché. L’Arabia Saudita spende e continuerà a farlo. Non ha intenzione di fermarsi finché il suo calcio non diventerà il “nostro” calcio. E’ una strategia di lungo termine, dice Carlo Nohra, il direttore operativo della Lega saudita, la Saudi Pro League, intervistato dalla Reuters.
«È molto semplice e lo collego alla nostra strategia. Uno dei primissimi obiettivi che si è posta la Saudi Pro League è stato quello di migliorare il prodotto. Dovevamo migliorare la qualità e per migliorare la qualità, devi portare il meglio. La spesa è sempre stata una componente essenziale per farlo. Quello che state vedendo è semplicemente la Pro League saudita che fa ciò che gli altri campionati dovevano fare… Stiamo facendo tutto il necessario per migliorare la qualità in campo».
I club sauditi hanno speso più di 400 milioni di euro solo nell’ultima stagione per ingaggiare gente tipo Karim Benzema, Jordan Henderson e Riyad Mahrez. E’ la fase 2, dopo l’ingaggio all’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo.
Il direttore della Lega saudita, Nohra, dice che la strategia richiederà tempo per essere pienamente realizzata e che la spesa è destinata a continuare.
«E’ sicuramente un lungo viaggio. Non è solo per un fine settimana. Abbiamo deciso di raggiungere l’obiettivo di essere uno dei primi 10 campionati del mondo. Abbiamo una missione, ovvero liberare il potenziale che abbiamo per guidare il cambiamento. Vogliamo diventare uno dei leader riconosciuti per l’eccellenza nella governance, nello sviluppo dei club e nell’acquisizione dei giocatori, e anche nella commercializzazione».
Per la Reuters “l’Arabia Saudita ha stanziato oltre 17 miliardi di dollari per sostenere i club nell’ambito del progetto di riforma economica e sociale “Vision 2030” del paese, ma Nohra ha affermato che ogni periodo di trasferimento sarà gestito in modo indipendente“.
«C’è un impegno a spendere soldi per portare quella qualità, ma non è stato quantificato e certamente non quantificato per un periodo così lungo fino al 2030. Stiamo prendendo una finestra di mercato alla volta. Ma sì, per migliorare la qualità, dobbiamo pagare».
«L’eccitazione è palpabile. In questo Paese pazzo di calcio, dove il calcio è nel dna, abbiamo appena avuto la nostra più grande stagione in termini di presenze e copertura televisiva. La strategia sta davvero prendendo vita e iniziamo a offrire al popolo saudita l’intrattenimento di qualità che merita dallo sport che ama davvero. Ricordiamoci che questo è un paese in cui l’80% della popolazione gioca, guarda o assiste alle partite».