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La Sueddeutsche celebra Buffon: un’opera d’arte tra i pali e un unico neo, aver scelto la maglia numero 88

Si ritira dopo quasi trent’anni a difendere la porta, a 45 anni. Finalmente si può affermare che Gigi non ha più nemici, il che è quanto dire in Italia 

La Sueddeutsche celebra Buffon: un’opera d’arte tra i pali e un unico neo, aver scelto la maglia numero 88

La Sueddeutsche celebra Gianluigi Buffon, che oggi ha annunciato il ritiro dal calcio giocato: “una totale opera d’arte tra i pali”. Di lui parlano i trofei vinti nella sua lunga e straordinaria carriera calcistica:

“nove scudetti, sette di fila, una Coppa Uefa da ragazzino, oltre ovviamente al titolo più importante, il Mondiale 2006 in Germania. Solo in Champions League non ha mai trionfato. Un difetto, certo. Ma è stato anche portiere del mondo cinque volte e fino ad oggi è il recordman del suo paese, con 40 partite di vantaggio sul secondo classificato. Una volta ha resistito 974 minuti senza subire gol, un record nella Serie A. Il secondo classificato in questa categoria: se stesso, ovviamente”.

Soprannominato Superman, “ha sempre preferito essere solo Gigi“. Smette di giocare a calcio: a 45 anni, dopo quasi tre decadi da totale opera d’arte tra i pali“. E lo fa proprio a Parma, dove tutto è iniziato. E’ stato la base di un Parma che ancora oggi resta leggendario, allenato da Alberto Malesani. Ha deciso di terminare esattamente nello stesso club, “rinunciando ai petro-dollari delle famose leghe dei pensionati“. Buffon, ambizioso e disciplinato, “non si è lasciato consumare dall’ambizione”.

Una vita alla Juventus, il club dal Dna vincente. Quando ha conquistato il Mondiale nella notte di Berlino del 2006 “Gigi è diventato Gigi Nazionale“. “La Juve è stata condannata alla retrocessione per manipolazione arbitrale, ma è rimasto fedele al club”.

“Buffon era un portiere di corporatura tradizionale, dotato di riflessi da gattone, un fuoriclasse sulla linea. È così che chiamano i loro migliori artisti in Italia, ma era anche un’autorità preziosa. Buffon ha avuto il suo status anche perché non ha mai nascosto le sue debolezze, ha affrontato la sua depressione e la sua dipendenza dal gioco (legale)”. 

C’è un unico neo, quello che la Sueddeutsche definisce “il suo più grande passo falso“: aver scelto, a Parma, il numero 88, quello che ricorda Hitler. Per molto tempo è stato accusato di essere fascista, ma era un’enorme sciocchezza.

In ogni caso, ormai si può dire:

“Buffon non ha più nemici. E questo è quanto dire in un paese calcistico polarizzato come l’Italia”.

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