In questo caso sugli esterni a garantire profondità ci sarebbero i terzini: una variante tattica, un compromesso per tutelare il ruolo di Lobotka
E se l’arrivo del danese Lindstrøm che, leggendo in giro, sembrerebbe essere più un trequartista che un vero e proprio esterno offensivo, così come Raspadori è più una seconda punta/sottopunta che non un esterno d’attacco, considerato anche che nelle prime due uscite stagionali è apparso abbastanza evidente ai più che nel gioco di Garcia gli esterni alti sono più portati ad accentrarsi e a dialogare maggiormente con la punta centrale (e che, a quanto pare, lo stesso tecnico francese avrebbe chiesto a Kvaratskhelia di giocare più vicino alla porta e non di restare sempre largo sulla sinistra…), fosse propedeutico ad una variante tattica che prevede la presenza di due trequartisti alle spalle dell’unico terminale offensivo?
In tal caso dietro Osimhen (o, all’occorrenza, Simeone) potrebbero alternarsi i vari Kvaratskhelia, Lindstrøm, Raspadori e Politano andando a costituire due coppie di trequartisti (uno sul centrodestra, l’altro sul centrosinistra) che giocherebbero leggermente più accentrati rispetto al recente passato e, quindi, più vicini alla punta centrale che risulterebbe meno “isolata” (soprattutto contro quelle squadre che sono solite difendersi con tutti gli elementi dietro la linea della palla).
Ovviamente in un siffatto spartito tecnico a garantire la profondità sulle fasce, l’ampiezza, ad andare sul fondo per poi crossare in mezzo, dovrebbero essere i cosiddetti esterni bassi che non devono più salire “alternandosi” (quando il sinistro sale, il destro resta bloccato e viceversa), bensì contemporaneamente con un centrocampista (Lobotka ma anche Anguissa o Cajuste) che in fase di possesso si abbassa in mezzo ai due difensori centrali andando a comporre con essi un linea di tre uomini (eseguendo quindi la cosiddetta “salida lavolpiana”, dal nome del tecnico argentino Ricardo La Volpe che fu tra i primi a far praticare con una certa regolarità il suddetto movimento alle suoi uomini).
Movimento che, tra l’altro, abbiamo già visto fare in queste prime due gare di campionato a Lobotka e che il Napoli ha già eseguito qualche volta in passato sia con Spalletti che nella parte finale della stagione 2018/19 con Ancelotti in panchina (allora ad abbassarsi sulla linea dei due centrali difensivi era Allan).
Una variante tattica che costituirebbe una sorta di compromesso, una ideale “via di mezzo” tra chi vorrebbe continuare a giocare in eterno con i due esterni alti molto larghi sulle fasce e con una sola punta centrale in area e chi invece vorrebbe giocare con due punte vicine (in orizzontale o in verticale che sia). Così facendo il Napoli non stravolgerebbe più di tanto il suo ormai collaudato assetto di gioco in quanto mantenterrebbe la presenza del vertice basso davanti alla difesa, dei due intermedi di centrocampo e della punta centrale, ma al tempo stesso avrebbe due uomini che agiscono tra le linee e che, giocando più centrali e quindi più vicini alla porta e alla punta, garantirebbero un maggior apporto offensivo.