Operazione della Polizia. File lunghissime durante la partita. Il questore chiama in causa il club. L’Espresso chiede la chiusura dello stadio
Non essendo il Napolista un giornale che fa del vittimismo, possiamo consentirci di dire: “se fosse successo a Napoli, la notizia avrebbe fatto il giro del mondo”. Perché effettivamente l’operazione condotta dalla polizia a Verona il 30 agosto è a dir poco inquietante. Sia per i fatti in sé. Sia per l’assordante silenzio del mondo del calcio. La polizia ha scoperto una vera e propria piazza di spaccio nello stadio Bentegodi. Si andava allo stadio durante la partita e si acquistava cocaina. Dodici misure cautelari: una custodia cautelare in carcere, quattro arresti domiciliari e sette obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.
Un vero e proprio bazar della droga, come riporta L’Arena di Verona:
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Verona, coadiuvata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, sono state avviate a seguito dell’arresto in flagranza di reato di detenzione ai fini di spaccio di 50 grammi di cocaina di uno spacciatore che insieme alla compagna convivente cedeva la droga a numerosi ultras dell’Hellas Verona, anche all’interno della Curva Sud del Bentegodi e nell’omonimo bar, luogo di ritrovo dei tifosi prima e dopo la partita.
L’attività investigativa, estesa all’impianto sportivo e al bar, attraverso l’utilizzo di strumenti tecnici dedicati, ha fatto emergere uno spaccato criminoso di inquietante allarme sociale relativo ad un’intensa attività di spaccio di cocaina esercitata dalla coppia di spacciatori e da molti altri pusher nei confronti di un elevatissimo numero di consumatori, con movimentazione di centinaia di grammi di cocaina per ciascuna partita.
E ancora:
L’attività di spaccio inizia fin dall’apertura dei cancelli dello stadio e prosegue incessantemente per tutta la durata della partita. I numerosi pusher disposti a collaborare tra loro effettuano, durante le partite, centinaia di cessioni di droga tutte documentate dall’attività d’indagine.
Gli stessi preparano numerose strisce di cocaina sugli schermi dei loro cellulari consentendo così ai clienti di potersi avvicendare all’interno dei bagni e trovare lo stupefacente già pronto all’uso. Per eludere i controlli ai varchi d’ingresso del settore Curva Sud, la droga è introdotta dagli spacciatori celata nell’abbigliamento intimo e nelle scarpe.
A corredo ci sono le dichiarazioni del questore di Verona Roberto Massucci che ha giustamente tirato in causa il club:
«Una operazione di grande rilievo che ripropone il rischio di curve protese all’appropriazione del territorio ed alla esclusione del controllo dello Stato. Ultrà non è sinonimo di illegalità ed è necessario stimolare la sensibilità dei Club nel lavoro con i tifosi anche rispettando spazi di colore e passione».
La notizia è quasi passato sotto silenzio. Tranne qualche lodevole eccezione, su tutti quella de L’Espresso che, con Fabrizio Bocca, ha giustamente chiesto la chiusura dell’impianto.
Un tiro di cocaina per festeggiare i gol di Duda e Ngonge alla Roma. Allo stadio Bentegodi di Verona si spaccia droga mentre si giocano le partite del campionato. Prima ancora di scendere nei dettagli dell’attività criminale si pone automaticamente e immediatamente un problema grave: può rimanere aperto uno stadio dove si vende cocaina durante le partite di Serie A e dove gli ultras hanno messo in piedi un’attività illegale, mafiosa, a livello diffuso, si direbbe quasi industriale? Si chiudono i bar e i locali notturni dove si spaccia droga, perché non farlo con gli stadi riempiti da decine di migliaia di tifosi?
Il problema d’ordine pubblico, ma di riflesso anche sportivo, dovrebbero seriamente e praticamente porselo Federcalcio e Lega di Serie A che finora hanno chiuso curve o stadi interi in caso di episodi di violenza o di razzismo.
Gli ultras del Verona, per la maggior parte di ultra destra, sono tra i più problematici d’Italia, negli anni sono stati protagonisti di episodi di cronaca clamorosi: dal manichino dell’olandese originario del Suriname, Maickel Ferrier, impiccato e penzoloni dal tetto dello stadio nel 1996, agli infiniti “Vesuvio lavali col fuoco”, cori razzisti rivolti a un’infinità di calciatori da Balotelli a Osimhen, fino a uno striscione appeso fuori lo stadio lo scorso anno, al momento dell’invasione russa in Ucraina, che riportava le coordinate geografiche di Napoli (40°50’ N, 14°15’ E). Come dire: tirate un missile qui. Insomma il razzismo come una specie di nota costante di sottofondo, di partita in partita.
La Polizia parla soprattutto di un “elevatissimo numero di consumatori” con “centinaia di grammi di cocaina” che venivano spacciati ad ogni partita. Sono stati identificati per questo centinaia di tifosi dell’Hellas che hanno fatto consumo di droga durante le partite.