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Mazzone provò a salvare il Napoli, se ne andò e rinunciò ai soldi per rispetto della piazza

A chi gli diceva che fosse il Trapattoni dei poveri rispondeva che, semmai, era Trapattoni ad essere il Mazzone dei ricchi

Mazzone provò a salvare il Napoli, se ne andò e rinunciò ai soldi per rispetto della piazza
1995 archivio Image Sport / Calcio / Roma / Carlo Mazzone / foto Imago/Image Sport

Carletto se ne è andato poco prima dell’inizio della Seie A. Come a dire:
“Che volete? Almeno ora pure pe’ un minuto ve ricordate di me”.
E come lo si può dimenticare?
Verace, polvere e oro, la sua Roma, il suo Ascoli. I suoi campioni. E poi il Brescia.

Andare a riprendere Roberto Baggio dalla solitudine e riportarlo ad essere il migliore italiano in Serie A, fu un capolavoro per il calcio, per tutti i suoi tifosi. E poi Pep Guardiola e ancora il primo a ribellarsi ad una curva che vomitava odio.

Carlo Mazzone è stato l’ultimo ponte che collegava il pallone dei nostri padri a quello nostro .

795 panchine in Serie A tra cui quella della sua Roma dove gesti Totti come un figlio. Lo vide fiorire, il ragazzino che c’ha i piedi giusti ed anche la testa.

1 metro e 90, un omone. Provò a salvare il Napoli se ne andò dopo poco e rinunciò anche ai soldi per rispetto della piazza.
A chi gli diceva che fosse il Trapattoni dei poveri rispondeva che, se mai era Trapattoni ad essere il Mazzone dei ricchi.

Un universo parallelo. Il calcio cambiava ma lui no. La palla si gioca in avanti anche facendo uno-tre, ossia saltare il centrocampo per la punta. Direttamente all’obiettivo, senza fronzoli .

Fu così che inventa Pirlo regista e gli concede il futuro da fuoriclasse perché è così che crebbe facendo di necessità virtù.

Sotto le macerie di una Roma bombardata, tra Trastevere e il sogno si calciatore. I segni indelebili portati anche nello spogliatoio, li dove gli uomini venivano sempre prima.

E chissà cosa avrà pensato realmente quando, nel diluvio di Perugia, tolse lo scudetto alla Juventus per darlo alla Lazio.
“Capita, regà, che ve posso dì?”

Niente Mister,

GRAZIE
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