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Musetti: «Le emozioni sono l’avversario più duro. La differenza, ad un certo livello, è sul piano emotivo»

A La Stampa: «Il tennis è uno sport che può portarti in alto in fretta ma a volte ti fa tanto male che arrivi quasi a rifiutarlo».

Musetti: «Le emozioni sono l’avversario più duro. La differenza, ad un certo livello, è sul piano emotivo»
Italy's Lorenzo Musetti serves to Britain's Jan Choinski during their men's single tennis match on Day 3 of the Cinch ATP tennis Championships at Queen's Club in west London, on June 19, 2023. (Photo by Adrian DENNIS / AFP)

Su La Stampa un’intervista a Lorenzo Musetti. Non cambierebbe mai il suo tennis, dice: l’importante è sempre restare fedeli a se stessi. E parla dei suoi sogni.

«Adesso è raggiungere la vetta del ranking, vincere uno Slam. Se alla fine non riuscirò a raggiungere tutti gli obiettivi che mi ero posto, vorrà dire che non erano alla mia portata. Ma non vorrei essere diverso da quello che sono».

Musetti parla di Alcaraz, che l’anno scorso ha battuto ad Amburgo.

«Oggi è lui il punto di riferimento, il giocatore da battere. È il Re Mida del tennis: quello che tocca diventa oro. È
insieme un amico e una fonte di ispirazione, averlo battuto è un vanto ma anche una motivazione in più per riuscirci di nuovo. Ha solo vent’anni, ma una maturità che ricorda quella di Djokovic, lo ha dimostrato a Wimbledon. La differenza è che Novak di finali importanti ne ha giocate centinaia, Carlos molte meno. Ma ha ottenuto talmente tanti risultati così in fretta, che non sembra sentire la pressione. Certo, tennisticamente è impressionante, ma a me colpisce di più la costanza e la serenità con cui sa affrontare un’intera stagione».

Più difficile controllare il rovescio di Sinner o le emozioni? Musetti:

«Le emozioni. Sono un avversario più duro di qualsiasi colpo. Anche perché nel tennis di oggi non ci sono grandi scarti tecnici e tattici, lo si vede anche dai tanti giocatori a ridosso dei primi 100 che riescono a battere un top 10 o addirittura un top 5. Si va sempre più verso un appiattimento dei valori. La differenza, ad un certo livello, è sul piano emotivo e su quello mentale. E lì i migliori hanno una marcia in più».

Chi osserva il tennis da fuori non capisce sempre la fatica del doversi confermare ogni settimana, dice Musetti.

«È una cosa che può capire solo chi vive a contatto con gli atleti, chi li osserva “behind the scene”, come si dice. Ogni settimana cambiano le condizioni, la città, lo stato d’animo. Spesso la differenza la fa se fuori dal campo in quel periodo sei tranquillo oppure no. È uno sport che può portarti in alto in fretta ma a volte ti fa tanto male che arrivi quasi a rifiutarlo».

 

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