A La Repubblica: «Ho finalmente dimostrato che sto a quel livello. Ma una pressione ci sarà sempre, è un privilegio, forse la cosa più bella del tennis».

Sinner non fa nemmeno in tempo a gustarsi la prima vittoria di un Master 1000, quello di Toronto, che deve già scendere in campo a Cincinnati. Nel mezzo giusto il tempo di concedere un’intervista a Repubblica, proprio per celebrare il successo più importante della sua carriera, finora. Il n. 6 del mondo ha una lucidità disarmante nell’analizzare la vittoria ma anche quello che c’è dopo il successo. Jannik è un atleta che domani compie 22 anni.
Il Masters 1000 come dono, e il ranking n. 6:
«Provo sollievo, perché dopo due finali di Masters 1000 perse un po’ di tensione ce l’avevo».
Jannik parla già come Djokovic quanto spiega l’importanza di sentire una certa pressione:
«Penso di essermi tolto il peso, cioè di aver finalmente dimostrato che sto a quel livello e quindi d’ora in
avanti probabilmente non avrò più la pressione di dover dimostrare qualcosa a tutti i costi. Ma una forma di pressione ci sarà sempre. Penso sia normale ed è anche un privilegio, forse la cosa più bella del tennis. Senza è tutto relativo, quindi la pressione ci sarà in qualsiasi partita: la devi prendere col giusto peso».
La lucidità di Sinner:
«Ho fatto uno step in più e, secondo me, è una cosa a cui arrivi col lavoro, facendo sempre tanti sacrifici: io vado a letto presto perché voglio essere pronto il giorno dopo per migliorare. Forse è difficile qualche volta avere la pazienza. Forse si vuole che arrivi tutto subito, per questo la pazienza è molto importante, secondo me. Da Toronto siamo ripartiti per Cincinnati, il tempo di ambientarmi e domani gioco. Quindi, vai con altre sfide: anche dopo aver vinto un torneo non è che ti accontenti. Ora avverto che sicuramente la mia fiducia è più alta, ma anche le mie aspettative».
Per arrivare a tanto però l’unica via è l’allenamento:
«Secondo me si deve partire dall’allenamento: noi ci alleniamo molto, quasi tutti i giorni mettiamo dentro tanta benzina. Per questo poi i risultati devono arrivare. Almeno ho sempre pensato così».
Poi l’analisi della finale secondo Sinner:
«Credo di aver giocato bene i punti importanti. Avrei voluto impostare degli scambi sul mio servizio, ma so che devo lavorare ancora tanto perché non è come lo voglio io. Nella finale contro De Minaur nella mia mente avrei voluto fare qualche servizio e volée, ma non stavo servendo così bene, quindi avevo un po’ paura. E questo mi ha fatto anche capire che le partite non si vincono solo col servizio ma con altri, ottimi, colpi. Dunque: sento ancora che c’è spazio per migliorare, di sicuro, tipo gestire meglio delle situazioni».