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Belli gli audio tra arbitri e Var, ma quelli con i “vaffa” ai giocatori sbancherebbero

Prima puntata di Open-Var su Dazn. E’ tutto un “damme la 2, zummolo!”, alla Funari. Intanto, in sottofondo, i calciatori sbranano gli arbitri

Belli gli audio tra arbitri e Var, ma quelli con i “vaffa” ai giocatori sbancherebbero

Sì, belli gli audio tra arbitri e Var. Ora però dateci lo spinoff che tutti sarebbero davvero disposti a pagare in abbonamento: gli audio degli arbitri con i giocatori. Questa è la tv-verità cui il tifoso medio ambisce: le offese, le rispostacce, le risse, i vaffanculo. E’ un sottostrato che inavvertitamente manda in onda “Open Var”, la celebratissima nuova rubrica di Dazn con Rocchi in studio nella quale possiamo ascoltare (“finalmente”) cosa si dicono negli auricolari i giudici delle nostre domeniche. La prima puntata, montata ad hype, è andata in onda ieri sera.

Tutti a fregarsi le mani, in studio, per quel materiale succulento da dare in pasto allo spettatore. Disclaimer iniziale: vi proponiamo i casi della scorsa settimana, perché su quelli di oggi, freschi, non si può. “C’è ancora il giudice sportivo che deve emettere delle sentenze”, dice Rocchi con 14 metri di mani proiettate in avanti. Suona tipo “non intralciamo il lavoro della magistratura”, che sta bene su tutto. Manca solo “le sentenze si rispettano”.

Partono col botto, si fa per dire: Frosinone-Sassuolo. Si può apprezzare tutto l’interessantissimo scambio tra il Var e l’A-var (qualsiasi cosa esso sia) sul rigore concesso al Frosinone. Ve lo ricordate il Funari di Guzzanti? “Damme la 2, damme le 3, zummolo!”

Ovviamente per Rocchi è tutto perfetto, accurato, veloce. Lo studio sanguina sollucchero. Per Stramaccioni è ovviamente un “episodio così chiave” che quasi ci sentiamo in colpa per averlo sottovalutato una settimana intera. Rocchi è in cattedra, dice che il protocollo Var “è largo ma è stretto”.

Però, dicevamo, il sugo per noi retromaniaci del pallone sta sul fondo della pentola. Ecco Juventus-Lazio, il doloroso e ampiamente discusso dubbio sulla palla uscita di McKennie prima del gol di Vlahovic. Nel mentre alla Var centellinano i frame, si apprezza in sottofondo l’arbitro napoletano Maresca che con cadenza tipicamente austroungarica si difende dai giocatori della Lazio che nel frattempo gli sono saltati al collo:

“Aspiett’… Abbiamo questi apposta… Ma non fare gesti! Rispettalo! Quando mandi a fanculo un mio collega, tu parli quando lo dico io, capi’?”.

Siamo rapiti. In sala Var nel frattempo quei noiosi burocrati della moviola sentenziano che il gol è regolare “perché non c’è evidenza” che la palla non sia uscita. E quindi: visto che in campo non l’hanno chiamata fuori, resta quella decisione. Si cerca la certezza dell’errore, insomma. Siamo al ferale momento del “calcio che non è una scienza esatta”. Contavamo i minuti.

Stessa storia – l’agguato all’arbitro in campo mentre alla Var scannerizzano video sorseggiando un te’ – per l’episodio dell’espulsione di Baschirotto in Lecce-Monza. E anche qui, Marinelli fischia, espelle il difensore del Lecce e poi va ad asserragliarsi. Lo si sente urlare in sottofondo “VIA VIA NON VENIRE, CALMAAA!”. Estrapolata dal contesto, sarebbe una chiamata da 112. Invece dalla Var gli dicono che “è un chiaro giallo, ma rosso no. Valuta tu”. Quello valuta, e nonostante le fiere incombenti alle spalle ribadisce: “Per me resta rosso, io c’ero!. Per Rocchi, in studio “questo intervento è sbagliato, ma andava fatto al monitor”. Massimo rispetto per il direttore di gara che rischia la vita sul campo – “IO C’ERO!” – mentre i fighetti se ne stanno al calduccio “nel Vor”. Dice proprio così: “nel Vor”.

Tra Var, A-Var e Vor lo spettatore medio vorrebbe solo più sangue-e-merda. Non potendo, quest’ultimo, vedersi riconosciuto nemmeno un po’ di quel complottismo che alimenterà il successo di questa trasmissione. E’ un’operazione palesemente (e giustamente) votata alla canonizzazione degli arbitri. Se credete che in Serie A se la passino male, la morale della favola dovrebbe essere: pensa al pischello mandato ad arbitrare un derby campano di Eccellenza e Promozione. Brividi.

Rocchi coglie il momento e titilla la benevolenza dell’audience: poveri anche quelli “al Vor” – cioè i Var… – perché se l’arbitro è in campo e può decidere annusando la partita, quelli se ne stanno “lì, da soli in una stanza”. Manca solo “il soffitto viola, che no, non esiste più”.

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