Lo sfogo dell’ex bianconero: «Giuntoli e Manna mi hanno detto che la mia presenza in campo avrebbe ostacolato la crescita della squadra»
Massimiliano Allegri è “l’allenatore”. Non lo nomina mai, mentre affonda sulla Juventus. La società che l’ha “umiliato”. Leonardo Bonucci racconta la sua verità, come si dice, in esclusiva a Sportmediaset. Lo fa dopo la lettera “accorata” della moglie, nella quale rivendica “nemmeno uno squallido abbraccio”. Bonucci parla di “club irrispettoso”. L’anteprima è già stata ripresa all’estero, per esempio apre l’home di Marca.
“Ho letto e sentito cose non vere dette dalla Juventus e dall’allenatore. E’ falso che a ottobre e a febbraio mi era stata comunicata la volontà di interrompere il rapporto alla fine della stagione. Anzi, a fine maggio avevo dato la mia disponibilità per essere la quinta-sesta scelta in difesa, a fare la chioccia. Siamo andati avanti decisi insieme a continuare per un altro anno. Ho letto un’intervista dell’allenatore non vera. Non ho avuto colloqui con l’allenatore in quelle date. Ero stato convocato da lui nel suo ufficio prima della partita col Friburgo, io pensavo che mi facesse giocare dopo tempo che non giocavo per un infortunio. Invece mi ha comunicato che avrei dovuto smettere a giugno 2023, perché voglio fare l’allenatore e dovevo anticipare i tempi. E io gli dissi che ho intenzione di arrivare almeno all’Europeo del 2024“.
“A maggio mi hanno comunicato che in questa stagione avrebbero voluto far giocare titolari gli altri. E che io avrei dovuto fare la chioccia. Ed è quello che ho fatto. Mi sono sempre allenato anche quando non giocavo. In estate è cambiato tutto. Non ho più sentito nessuno”.
“Ho annusato qualcosa solo leggendolo sui giornali fino a quando il 13 luglio Giuntoli e Manna mi hanno comunicato, venendo a casa mia, che non avrei più fatto parte della rosa della Juventus e che la mia presenza in campo avrebbe ostacolato la crescita della squadra. Questa è stata l’umiliazione che ho subito dopo 500 e passa partite in bianconero. Questo mi son sentito dire. Ho apprezzato la solidarietà di tanti giocatori, anche attuali, della Juve e di altre società. Tutti mi hanno manifestato la loro vicinanza per il comportamento irrispettoso della società”.
La causa? “E’ stata una decisione sofferta. Ma parte da lontano. Ho fatto valere i miei diritti. I giocatori devono essere messi in condizione di allenarsi con la squadra e di avere una preparazione fisica adeguata. E non mi è stato concesso. Mi sono sentito svuotato di tutto, umiliato. E’ una questione di principio, e non di soldi. Il ricavato andrà in beneficenza”.
“Le persone che dovevano decidere di farmi chiudere la carriera alla Juventus in maniera dignitosa, non l’hanno fatto. E mi hanno messo in condizione di subire questa scelta. Capisco i tifosi che fanno fatica a vedere oltre. In entrambi i casi sono andato via per decisioni forzate dalla presa di posizione di un singolo che non sono io. Parlo dell’allenatore. In tanti anni per amore della Juve ho sempre scelto di chinare la testa. Non ho mai avuto un rapporto con lui come avrei voluto, non solo per il mio carattere. Ho preso posizioni per il bene dei miei compagni e forse questa cosa ha creato un corto circuito”.
Bonucci punta ancora alla Nazionale: “Spalletti mi ha chiamato e fa capire lo spessore umano del ct. Non era dovuta. Ho apprezzato la sua grande sincerità, mi ha detto che non poteva convocarmi perché non ho fatto la preparazione. Me l’aspettavo, non sono uno scemo. Il mio obiettivo è tornare in azzurro, di dare tutto a Berlino, giocare quanto è possibile, e poi vediamo”.