A distanza di due anni, sono caduti uno dopo l’altro. Mancini li ha portati oltre i loro limiti per più di 30 partite, poi la bolla è scoppiata

Sono passate due estati da quando l’Italia ha vinto l’Europeo e del gruppo dei campioni del 2021 si è salvato solo il capitano del Napoli, Giovanni Di Lorenzo. Gli altri sono stati fatti tutti fuori, gradualmente, da Bonucci a Chiellini, passando per Jorginho e Verratti e per Bernardeschi e Insigne. E anche gli altri sono in difficoltà. Tutti tranne l’insospettabile Di Lorenzo, appunto, che è incredibilmente in ascesa. Lo scrive Gabriele Romagnoli su La Repubblica.
“L’ultimo è stato Verratti. Ghigliottinato a Parigi da una frase secca del nuovo allenatore del Psg, Luis Enrique: «Con me non giocherai mai». Prima felice, poi dolentissima la storia dei campioni d’Europa 2021. Appena due estati dopo sono stati fatti fuori, come in un giallo di Agatha Christie: dieci piccoli italiani. Si è salvato soltanto l’undicesimo, l’insospettabile: Di Lorenzo, capitano del Napoli, inamovibile e in ascesa. Gli altri: giù, in sequenza”.
Campioni decaduti, da Bonucci, cacciato dalla Juventus ed emigrato in Germania, alle prese con gli avvocati, a Chiellini, da Jorginho a Verratti, che da perno del Chelsea si è trasformato in riserva all’Arsenal. E poi ci sono Insigne e Bernardeschi, “esuli in Canada, cercatori d’oro dalla vena esaurita e senza più mercato“. Berardi che resta un “profeta sempre e soltanto a Sassuolo“, Immobile che “si scontra con un tram” e Belotti che “sbatte contro qualsiasi difesa“. Spinazzola che non è mai tornato lo stesso dopo l’infortunio. Locatelli, Pessina e Castrovilli che non superano né gli avversari né le visite mediche. Anche Donnarumma è in difficoltà a Parigi.
Come è possibile, si chiede Romagnoli, “che due anni riducano una generazione di fenomeni a “una banda di brocchi”?“, chi è il colpevole di questa situazione?
Probabilmente, scrive Romagnoli, siamo rimasti abbagliati, abbiamo pensato che l’Italia fosse fortissima, che tutto dovesse andarci bene. Forse qualche colpa la ha anche Mancini.
“Lui ha portato quei giocatori oltre i loro limiti e i propri, non per trenta giorni, ma per oltre trenta partite. Dopodiché, la bolla è scoppiata. La verità si è riposizionata in quella via di mezzo in cui poco splende, qualcosa degenera e si ridiviene la media di sé. Siamo qui, tra le nostre superbe rovine, a parlar di generali dietro le colline, conduttori d’aria viziata e campioni che in Europa non riconoscono più”.