All’Ansa: «Falso che abbia chiesto di riposare e tirare il fiato. Mi dispiace non sia stata usata chiarezza e sincerità. La mia storia non lo merita».
Fuga dalla Coppa Davis. L’Italia che a Bologna affronterà Svezia, Cile e Canada, schiererà una formazione ampiamente rimaneggiata. Al forfait di Berrettini si è aggiunto quello di Sinner e l’esclusione del tutto inattesa di Fognini. Oggi ne ha scritto il Corriere della Sera:
“Ma le sorprese non finiscono: una scelta tecnica, infatti, induce il c.t. Volandri a lasciare a casa il veterano Fabio Fognini (doccia freddissima), insieme a Simone Bolelli verrà convocato lo specialista del doppio Andrea Vavassori. Eravamo l’armata invincibile, ora facciamo molta meno paura. Ma la missione resta possibile, guai a sciuparla”.
Fognini non ha preso bene la sua esclusione e non lo nasconde. Su Instagram ha scritto: «Meglio essere sinceri e incazzati che falsi e sorridenti». E all’Ansa ha spiegato come si sente.
«Leggo su alcuni organi di stampa che avrei deciso e richiesto di fare un passo indietro, per riposare e tirare il fiato. Falso e pruriginoso! Mi dispiace non sia stata usata chiarezza e sincerità. La mia storia non lo merita. Qualche settimana fa sono stato pre convocato. Poi lunedì mi è arrivata la chiamata del capitano: improvvisamente non rientro più nei piani, senza spiegazioni giustificabili e con modalità che non ho condiviso, poco rispettose della mia storia».
Fognini continua:
«In tempi non sospetti, a dispetto di quanto trapelato, ho comunicato la mia voglia di far parte del gruppo per Bologna, mettendomi a disposizione del capitano, che mi ha chiesto di giocare doppi con gli altri compagni di nazionale nel frattempo, cosa che ho puntualmente fatto e di tenermi allenato e sul pezzo. E così ho fatto e sto facendo, oggi più che mai voglio aggredire ancora la classifica Atp, vincere età e dolori. Sono passati molti anni dalla mia prima volta in azzurro a Montecatini, nel 2008. Difendere i colori azzurri e rappresentare il mio paese in giro per il mondo è sempre stata una priorità, un sogno realizzato. Vestire l’azzurro, sentire il calore del pubblico, competere in arene gremite con i nostri tifosi al seguito anche in trasferte improponibili mi ha sempre stimolato a dare il 110%. E benché le trasferte fossero dure e la stagione lunghissima, con gli obiettivi di ranking da raggiungere, non ho mai avuto dubbi: giocare per l’Italia è la cosa più gratificante del mondo per un atleta e in particolar modo per me».