Houston, dalle colline al mare, è anestetizzata. Dorme. Houston – tutta – sogna il suo dolce passato. Ne è diventata prigioniera.
Il Napolista chiama Houston, ma Houston non risponde. Non può rispondere, non sa rispondere, o non vuole rispondere.
Houston, dalle colline al mare, è anestetizzata. Dorme. Houston – tutta – sogna il suo dolce passato. Ne è diventata prigioniera.
Houston non risponde, si guarda indietro. Houston è persa nella sua vanesia abilità di autocelebrarsi. Houston non ammette i suoi errori, non ama riconoscerli.
Houston, non si può raggiungere Marte, finché si va avanti usando la marcia sbagliata.
Houston, il nostro viaggio è fatto di tappe. Ogni tappa affronta un nuovo percorso ed ha bisogno di un nuovo piano. Il nuovo viaggio ci porta più lontano; è più difficile del precedente, esplora percorsi a noi poco familiari.
Houston, ogni viaggio vuole la sua nave e la nave ha bisogno di un progetto (chiamala struttura), di coraggio, di competenza, e di risorse umane.
Houston, non pensare di fare un altro giro sfruttando solo la tua aerodinamica. Il vento è cambiato, l’abbrivio del passato, non basta più.
Houston, abbiamo dei problemi. La nostra nave ha bisogno di un conducente, di un meccanico, di benzina e d’innovazione. Altrimenti, anche se non si ferma subito, il suo motore non potrà che rallentare fino a spengersi.
Houston, Marte è più distante. Houston su Marte non ci arriveremo.
Houston, abbiamo ancora capacità di manovra.
Houston non farci cadere sulla Terra. Da lì, Marte sarà irraggiungibile in retromarcia.
Forza Houston Sempre.