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Inaccettabile che i quotidiani massacrino Garcia, senza mai criticare Allegri

POSTA NAPOLISTA – Quando è stato annunciato Garcia non ho fatto i salti di gioia, ma non mi danno come se una fuoriserie fosse stata affidata a un bambino

Inaccettabile che i quotidiani massacrino Garcia, senza mai criticare Allegri
As Frosinone 19/08/2023 - campionato di calcio serie A / Frosinone-Napoli / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Rudi Garcia

Gentile direttore, ha ragione Raffaele Sannino quando scrive che nei confronti dell’allenatore del Napoli si è aperta la caccia all’uomo. Ed è una cosa per certi versi vergognosa (oltre che assurda) che solo parzialmente può essere spiegata con l’immaturità di una parte massiccia del tifo partenopeo. Dopo cinque partite cinque di campionato le pare sia possibile poter esprimere un giudizio così definitivo (e rabbioso) su un qualsiasi allenatore?

I tifosi sono scontenti. Passi. Sulle capacità di giudizio dei tifosi si è già espresso Kolarov, come ben sa lei che quel giudizio lo aveva appeso sotto la testata del Napolista. Ciò che trovo davvero inaccettabile è il pasto crudo che di Garcia stanno facendo i quotidiani italiani, sportivi e non. Gli stessi che da due anni e passa non trovano il coraggio di dire una parola critica (e di argomenti ce ne sarebbero) nei confronti di Massimiliano Allegri, l’allenatore della squadra con il monte ingaggi più alto della Serie A nonché il più pagato d’Italia (e tra i meglio pagati in Europa).

Le dico francamente che quando ad agosto è stato annunciato Garcia non ho fatto i salti di gioia. Mi aspettavo un investimento di natura diversa. Più oneroso e per un allenatore d’esperienza con un curriculum più ricco e un palmares più significativo di quello di Garcia. Un allenatore-dirigente insomma che potesse far crescere la società, come forse avrebbe dovuto fare – nelle intenzioni del presidente – Carlo Ancelotti quando venne a Napoli.

Da qui a dannarmi come se una fuoriserie fosse stata affidata a un bambino ce ne corre. Il Napoli non è una corazzata, ma una squadra che ha saputo giocare coralmente alla grande, con alcune individualità strepitose e qualche giovane talento assai brillante.
Si dice: ah se Spalletti fosse rimasto… e chi lo sa. Innanzitutto bisogna riconoscere che Spalletti non è voluto rimanere a Napoli e, da come la vedo io, questa scelta non è affatto un mistero. Napoli è una città che nutre un amore cannibale per chi indossa la maglia azzurra. È un fatto o è un’invenzione della stampa che Spalletti abbia alloggiato due anni in albergo e i mesi finali della scorsa stagione addirittura al chiuso di Castel Volturno? Corrisponde al vero che Kvara non abbia mai fatto una passeggiata sul lungomare Caracciolo? L’elenco di domande retoriche di questo genere potrebbe continuare. Non è normale che ciò accada. O meglio: è normale solo a Napoli. La città dà e toglie in egual misura: pensiamo a Maradona che è stato mangiato vivo (da Ferlaino, dai camorristi, dagli spacciatori, dalle donne, dagli amici e dalla gente) nel corso dei suoi sette anni a Napoli. Il minimo che si possa dire è che siamo tifosi usuranti. Il fatto di vivere nella città più bella del mondo non compensa queste mancanze. Forse difettiamo anche in educazione. E la cosa mi fa strano per come conosco io i napoletani. Sarà che si mettono in mostra sempre e solo gli esagitati.
D’altro canto è anche vero che se Spalletti non avesse vinto a Napoli sarebbe rimasto un allenatore incompiuto e la Nazionale (forse) se la sarebbe solo potuta sognare. Come dicevo, Napoli toglie e Napoli dà.
Tornando a Garcia dobbiamo riconoscere che tra Champions e campionato i nostri attaccanti si sono mangiati un sacco di nitide occasioni da gol, in alcuni casi clamorose occasioni che, se trasformate, avrebbero consentito di lasciarsi alle spalle (bollandolo come  sofistico) qualunque ragionamento sul gioco bello o brutto del francese.
Non ho ragioni che mi spingono a prendere le difese di Garcia che non siano il buonsenso e l’equilibrio di giudizio. Il primo anno di Spalletti, le sconfitte e i pareggi contro le piccole squadre ci costarono la corsa allo scudetto in quella che poteva già essere l’annata buona. Lo scorso anno, nel corso di una stagione strepitosa (come l’avevo potuta unicamente sognare dal 1998 in poi) mi sono mangiato le mani per essere stato eliminato in Champions dal Milan (dopo una sconfitta in campionato schiacciante, per giunta al Maradona, sotto l’incantesimo nero di un tifo organizzato assurdamente in sciopero).
Adesso mi trovo nel pieno del terrore giacobino contro Garcia. Il tutto a Napoli che i giacobini non li ha mai potuti sopportare. Qualcosa non torna. Finirà che di Garcia ne prenderanno le difese i giocatori. Solo con un cortocircuito (o un esonero) può chiudersi il triste autunno del nostro scontento.
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