Sergio Contreras, l’ex calciatore a capo di una rete internazionale di traffico di cannabis, A Canal Football Club: «Non sono Pablo Escobar»

Sergio Contreras, chiamato anche “Koke” ex giocatore di Malaga, Rayo Vallecano e Olympique Marsiglia, oggi è in libertà vigilata. Deve scontare una condanna fino al 2027 per traffico internazionale di droga. Dalla sua casa di Marbella, un comune andaluso, ha deciso di rilasciare un’intervista a Canal Football Club.
Koke è stato condannato perché “ha ammesso di essere a capo di una rete internazionale di traffico di cannabis“. La droga veniva trasportata in camion verso i paesi europei.
«La vita è un po’ complicata. Bisogna pagare per le cose stupide. Vengo da un quartiere di Malaga dove tutti i miei amici sono amici d’infanzia… Mi conoscono tutti, ma io non sono Pablo Escobar! Quando senti “quello è un trafficante internazionale” pensi “Che diavolo ho fatto?”».
L’ex giocatore, ormai 40enne, ha scelto una vita diversa. Guadagnava bene da calciatore ma non gli è bastato. Così ha scoperto che con la droga i soldi si accumulavano molto più velocemente. E soprattutto non era necessario correre per 90 minuti su e giù per un campo di calcio:
«Come calciatore hai la fortuna di guadagnare tanti soldi. Io guadagnavo forse un milione di euro all’anno. D’altra parte ho guadagnato in due mesi quello che guadagnavo in un anno nel calcio. Ma a rischio c’è la tua vita».
Sembra pentito, Koke. La saggezza dei 40anni gli ha mostrato le cose da una prospettiva diversa. A contribuire, probabilmente, è stata anche l’esperienza in carcere:
«In Francia ti possono uccidere molto velocemente per traffico di droga. Anche qui in prigione possono ucciderti, ma non ho paura. La prigione è aperta per gli stupidi. Torno in prigione, non lo so ancora per quanto tempo. Ho una condanna fino al 2027. In carcere conoscevo tutti, ma essere calciatore non cambia nulla. C’erano tanti francesi, anche marsigliesi. In carcere ho visto tante maglie dell’Olympique Lione».