Garcia non ha capito dov’è finito, ha depresso i giocatori chiave. Ma ci sono anche i responsabili di un mercato irto di interrogativi

Napoli's Italian coach Luciano Spalletti waves prior to during the Italian Serie A football match between Napoli and Sampdoria on June 4, 2023 at the Diego-Maradona stadium in Naples. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)
L’analisi di Antonio Corbo sull’edizione napoletana di Repubblica.
Forse Garcia oltre al pregio di costare poco non è stato così scaltro da capire dov’era finito. Se vai in una squadra che ha vinto lo scudetto con un altro allenatore hai poche scelte: imitarlo o discuterne il profilo, conquistare i suoi fedelissimi o blandire quelli in cerca di rivalsa.
Garcia ha preferito essere se stesso, imporre modifiche evanescenti, spostare e deprimere i giocatori chiave come Lobotka, credere in Raspadori senza trovargli un ruolo se non il suo, nei 20 metri a stretto contatto con Osimhen, appesantire il lavoroatletico con risultati da vedere. Un allenatore così ha solo creato alibi alla finta nostalgia di uomini stanchi e appagati.
De Laurentiis lo sa, anche i giocatori hanno da farsi perdonare, come pure i responsabili di un mercato irto di punti interrogativi. Troppi. Se in Formula 1, il cambio di gomme arriva un attimo dopo, addio. Alla quinta, in pieno autunno, alcuni nuovi si sono appena intravisti.
Non doveva accadere: perché la fuga di Spalletti ha fatto pensare al Napoli come ad un lager.
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