Il quotidiano dà ragione a Di Lorenzo che invita a non fare paragoni: Zaccagni, Zaniolo, Politano e soci non sono Kvaratskhelia

«Non aspettiamoci in Nazionale il gioco di Napoli» ha detto in conferenza Di Lorenzo. E oggi La Stampa non può che dare ragione al capitano degli azzurri dello scudetto.
Napoli è stata magia, l’Italia, nelle idee di Spalletti, può, anzi, deve diventarlo, ma i tempi stridono: sotto al Vesuvio, lo scudetto è figlio di una programmazione di due anni e di un progetto sperimentato, con meno successo, altrove. Lobotka è stato il faro tricolore, l’interprete perfetto delle trame «spallettiane», Cristante, a Skopje, è stato risucchiato nell’anonimato quando il ritmo di è impennato e le energie lo hanno abbandonato, Locatelli, questa sera a Milano, dovrà essere il regista in grado di far girare la Nazionale. Osimhen è di un’altra categoria, Kvaratskhelia anche: a quest’ultimo veniva consegnato il pallone davanti a difese schierate con la missione di far saltare il banco. Zaccagni, Zaniolo, Politano e soci hanno steccato in Macedonia, avranno altre opportunità, ma non la fantasia e l’abilità nell’uno contro uno del giovane georgiano.