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Napoli è sopravvissuta ad epidemie e invasori, ma il turismo potrebbe rubarle l’anima (Sueddeutsche)

La città vista dai tedeschi: un eccesso per tutti, sia napoletani che stranieri. Come quando il Napoli ha vinto lo scudetto. Napoli seduce, ma poi stanca

Napoli è sopravvissuta ad epidemie e invasori, ma il turismo potrebbe rubarle l’anima (Sueddeutsche)
Napoli 26/04/2023 - preparativi festeggiamenti vittoria scudetto Napoli Calcio / foto Image nella foto: preparativi festeggiamenti vittoria scudetto Napoli Calcio

La Sueddeutsche racconta Napoli, una città troppo ingombrante per chiunque, sia per i napoletani che per gli altri, quelli che vi si recano in visita. Il biglietto da visita è chiaro:

“Napoli è troppo da gestire, bisogna saperlo prima di andarci. Per gli stessi napoletani e per tutti gli altri. Un incanto quasi insopportabile, un turbamento continuo. Pieno di vita. E sempre vicino alla morte”.

Un excursus sulle bellezze della città, sulle sue anomalie, sul modo migliore per visitarla: a partire da una vista dall’alto, dal Belvedere di San Martino, al Vomero.

“Qui potete vedere tutta la follia a colpo d’occhio: una fitta rete di tetti, senza verde in mezzo, fino ai piedi del possente vulcano a sud”.

Pazzesco, scrive la Sueddeutsche, costruire una città a ridosso di un vulcano: il Vesuvio e, a ovest, un altro vulcano che suona già pericoloso dal nome, Campi Flegrei, campi in fiamme.

“È stato pazzesco costruire una città in questo posto. È pazzesco che stia ancora crescendo. Ma quanto è bello, quanto è urgente e sensuale. E probabilmente è tutto collegato in qualche modo, la follia e la bellezza”.

A Napoli, all’inizio, continua il quotidiano tedesco, “è tutto blu“, dal mare al cielo, al colore che caratterizza la squadra di calcio che ha vinto lo scudetto che centinaia di bandiere ancora celebrano per le strade, bandiere che “rimarranno appese nelle strade e nei bar finché non diventeranno gialle e si decomporranno“.

Sono blu anche le luci dei tanti altarini sparsi nelle strade della città, “un blu così brillante che fa male agli occhi“. La Sueddeutsche ne traccia le origini, ne descrive le caratteristiche, le differenze, indugia sulle dediche ai familiari defunti, ai santi e alla Madonna, sulla presenza di statue, fiori freschi e candele.

“La maggior parte sono dedicate alla Vergine Maria, molte altre al patrono della città, San Gennaro. Poi viene Padre Pio. Dovrebbero proteggere l’esistenza, così come la casa e gli averi. Dovrebbero collegare il qui e l’aldilà come ponti; dopo tutto, non sono mai così distanti. Se vuoi capire Napoli, l’antica capitale del Sud Italia, una perla del Mediterraneo, allora questi santuari sono un buon punto di partenza. Fede e superstizione confluiscono l’una nell’altra, religione e credenza popolare, più o meno uguali e meravigliose”.

Sono testimonianza di fede, ma la fede dei napoletani è anch’essa diversa, come l’intera città. A Napoli si celebra Maradona come un santo, con murales e memoriali. I napoletani sono politeisti.

Ma non ci sono soltanto le edicole votive sacre, avverte la Sueddeutsche, ricordando che due anni fa la polizia compilò un registro dei luoghi religiosi e parareligiosi di Napoli, includendo anche i murales che ricoprivano le facciate dei palazzi ed emerse che 15.000 di essi erano stati commissionati dai clan della camorra. A nulla serve smantellare edicole e murales: ciclicamente ricompaiono in un attimo.

Napoli, ad un’ora e un quarto di treno da Roma, due ore appena in macchina, eppure, arrivarci dalla Capitale “è come cambiare pianeta“. C’è spazio anche per la storica rivalità tra Roma e Napoli, che il quotidiano tedesco fa risalire all’unificazione dell’Italia. C’è tutto: Garibaldi e i Mille e “una tragedia storica” che “è solo un alibi per la propria incapacità“, per molti napoletani.

“Ci sarebbe stato abbastanza tempo per recuperare, almeno un po’. Ma in nessun’altra regione d’Italia ci sono oggi più poveri che in Campania, da nessuna parte ricevono più aiuti statali e da nessuna parte ci sono più giovani che né studiano né lavorano”.

In tanti, da Napoli, scappano. “Napoli seduce, poi stanca“.

“Tutto è sempre troppo, troppo rumoroso, troppo drammatico, lo abbiamo sperimentato di nuovo quando il Napoli ha vinto il campionato italiano di calcio, la Serie A”.

La gioia per il terzo scudetto è esplosa ben prima che il Napoli fosse proclamato campione in campo. In nessuna città di Europa si festeggia come a Napoli,

“in tre in moto su e giù per corso Umberto I, senza casco, compresi i bambini. Come se non ci fosse letteralmente un domani. Come se oggi brillasse così intensamente da durare per sempre, se necessario”.

Sono scappati Pino Daniele, Totò, persino Maradona a Napoli “si è disintegrato“,

“sebbene da figlio adottivo incarnasse tutte le peculiarità del napoletanismo, quasi idealmente, nel bene e nel male. Napoli è troppo anche per gli stessi napoletani, c’è una nube di saudade sulla città”.

La Sueddeutsche racconta come estremamente curioso che a Napoli non si dà del lei alle persone, ma del voi e racconta che la città “non ha mai avuto una classe media ampia ed emancipata. C’erano sempre i nobili lassù e il piccolo popolo laggiù“, anche se, nel corso dei decenni, la situazione è leggermente cambiata.

C’è la descrizione dei monumenti, della bottega storica di Marinella, del Gran Caffè Gambrinus con le tazzine di porcellana per l’espresso che arrivano al banco calde come piacciono ai napoletani, dopo essere lasciate a bagno in acqua bollente fino a poco prima di servirle. E l’usanza di servire un bicchiere d’acqua gratis prima di sorseggiare il caffè, per purificare il palato.

“Se ogni giorno può essere l’ultimo, allora vivi la tua vita in modo diverso”.

E il turismo. Una città invasa dai turisti. In particolare da quelli che sbarcano dalle navi da crociera. Probabilmente il turismo riuscirà laddove decine di epidemie e invasori non sono riuscite: a strappare alla città la sua anima.

“Napoli è sopravvissuta a tutto, a molte epidemie e invasori, ma il turismo di massa potrebbe rubare l’anima della città. Non è arrivato dall’oggi al domani. Napoli è stata per molto tempo considerata pericolosa e sporca, allontanata dal mare e ritirata, e la gente non tendeva ad andarci. Napoli era tutt’al più una tappa di transito sulla strada per Sorrento, la Costiera Amalfitana o Capri”.

Poi sono arrivati i libri, i film e le serie televisive che hanno portato la città sul grande palcoscenico: da Elena Ferrante, a Gomorra di Roberto Saviano.

“Molti rapper e trapper vengono da Napoli, Liberato è napoletano il cantante molto popolare e sempre mascherato. Per via della sua storia è sempre stata più tollerante di molte altre città italiane, sveglia, più aperta con i migranti, ad esempio, e di mentalità più aperta in materia sessuale”.

A Napoli piace anche crogiolarsi nel suo folklore.

“A volte i napoletani semplicemente rievocano il loro folklore, come se seguissero un copione: pizza, mandolino, babà. Tutti cliché, autoalimentati. Alcuni turisti chiedono cosa ci si aspetta. Ora ci sono Airbnb e B&B per gli ospiti che cercano il brivido delle zone socialmente svantaggiate. Il processo è familiare ad altre città culturali del paese: se i politici non reagiscono, stabiliscono regole e proteggono il vecchio, vero cuore, presto morirà. Ma certo, perché anche i napoletani non dovrebbero trarre vantaggio dal grande business dei turisti? Soprattutto i napoletani, soprattutto quelli dei Quartieri Spagnoli”.

 

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