Altro che squadra totalmente stravolta, Garcia dovrebbe avere il coraggio di cambiare di più mettendo fuori chi è distratto
Db Nelspruit (Sud Africa) 20/06/2010 - mondiali Sud Africa 2010 / Italia-Nuova Zelanda / foto Daniele Buffa/Image Sport
nella foto: Marcello Lippi-Fabio Cannavaro
Nel 1993 l’allora allenatore del Napoli Marcello Lippi, dopo un avvio decisamente stentato, mise in panchina i “senatori” Nela, Policano e Corradini e si affidò ai giovani Bia, Pecchia e Cannavaro, svoltando e salvando la panchina (e la stagione), dimostrando di aver quel coraggio che invece mancò ad Ancelotti nel 2019 (quando non mise fuori i protagonisti del vile “ammutinamento”, venendo poi esonerato) e che non sta dimostrando finora di avere lo stesso Garcia.
Il tecnico deve capire che con (questi) Osimhen e Kvaratskhelia in campo dal primo minuto il Napoli gioca in nove e se non avrà il coraggio di adottare scelte impopolari ma necessarie, a saltare e pagare per tutti sarà sempre e solo l’allenatore.
Ma secondo voi, se un calciatore in estate ha ricevuto offerte da 15/20 milioni di euro l’anno e la società si oppone alla sua cessione dicendo “o 200 milioni o niente”, quello continua a giocare con la stessa serenità d’animo e la stessa voglia di prima? La “vicenda Allan” non ha insegnato nulla? Osimhen andava ceduto perché dopo tre anni a Napoli, dopo uno scudetto e il titolo di capocannoniere vinto e con la Coppa d’Africa a gennaio, le possibilità che non si sarebbe ripetuto erano alte.
Non venderlo (e non rinnovare il contratto a Kvaratskhelia, che ad oggi guadagna meno di Mario Rui, del nuovo arrivato Lindstrøm e di Diego Demme, scivolato a tutti gli effetti fuori dal progetto, investendolo di fatto del ruolo di nuovo leader…) è stato un grandissimo errore.
Ovviamente, però, per il “popolino” (cit. Cristiano Giuntoli), la colpa sarà sempre e solo dell’allenatore…
Secondo Ottavio Bianchi, uno che ha allenato (e vinto) tanto in Serie A (non un giornalista o un tifoso che al massimo “ha allenato” al Fantacalcio o alla Playstation), “lo stesso Spalletti avrebbe trovato le stesse difficoltà”. Nel calcio non esiste il “copia e incolla”, ogni anno è ogni campionato è diverso da quello precedente.
Domenica il Napoli ha giocato costantemente nella metà campo del Bologna, ma se chi deve segnare non segna nemmeno su rigore cosa ci può fare un allenatore? Tra l’altro nel Napoli se non segnano quei due non segna nessuno e questo è un problema che si era già palesato lo scorso anno (vedere i dati dei gol segnati), dal momento che i centrocampisti azzurri, purtroppo, segnano poco, solo che quando qualcuno in estate diceva che bisognava cedere Zielinski e Lobotka (Garcia ha sempre preferito giocare con un mediano-incontrista davanti alla difesa e non con un playmaker-costruttore…) e prendere, ad esempio, gente come Luis Alberto e Koopmeiners (che tra l’altro sono due ottimi rigoristi e tiratori di punizioni) a qualcuno… “venivano le mosse”.
Dicono che Garcia ha stravolto il Napoli, eppure in campo continua a scendere con due difensori centrali, due difensori esterni, Lobotka vertice basso davanti alla difesa, un interno di interdizione e uno di inserimento, due attaccanti esterni e una punta centrale. E, comunque sia, dal punto di vista delle prestazioni, non c’è poi chissà quanta differenza tra il Napoli di quest’anno e quello della parte finale dello scorso anno, quando il Napoli ebbe un crollo sia dal punto di vista fisico che del gioco. Molti fecero finta di non capire che la squadra era “scoppiata”, dicendo che erano un calo mentale fisiologico dopo lo scudetto vinto, eppure il Napoli iniziò a giocare male almeno un mese prima di aver vinto il campionato (le prestazioni con Milan, Lecce, Verona, Salernitana e Udinese furono molto insufficienti). Il Napoli era “scoppiato”, ma la vittoria dello scudetto ha offuscato la vista a molti.
Ecco perché Bianchi dice che anche Spalletti avrebbe avuto le stesse difficoltà ed ecco perché Spalletti è voluto andare via (esattamente come volle andare via Mourinho dall’Inter dopo il “triplete“). Un allenatore su certe cose ha molto più “naso” di tifosi e giornalisti.
Si parla tanto di mercato modesto e di allenatore sbagliato, eppure il Napoli è la seconda squadra per investimenti fatti sul mercato estivo dopo il Milan, mentre Garcia ha un curriculum più o meno simile a quello che aveva Spalletti al momento in cui venne a Napoli (uno scudetto vinto in Francia contro i due vinti in Russia da Spalletti, secondo posti e qualificazione in Champions con la Roma, più una semifinale di Champions e una finale di Europa League).
Sul difensore non sembra che la famosa “prima scelta” Danso in Francia stia facendo chissà che, anzi… Il Napoli ha fatto un mercato in linea con quello dell’anno precedente quando sostituì i vari Insigne, Koulibaly, etc con i semisconosciuti Kvaratskhelia e Kim Min-jae.
Per quanto riguarda l’allenatore, è sbagliato pensare che se una squadra non ripete risultati e prestazioni dell’anno precedente la colpa è del cambio in panchina. La Lazio in questo avvio di stagione sta facendo decisamente peggio (quattro punti in cinque gare contro gli otto del Napoli…) rispetto allo scorso anno quando arrivò seconda eppure l’allenatore è rimasto lo stesso. L’ennesima dimostrazione (come quella del Milan dello scorso anno arrivato quinto in classifica sul campo, dopo aver vinto il campionato precedente, nonostante la conferma in blocco di allenatore, dirigenti e, tranne Kessie, della squadra campione d’Italia) che ogni anno è diverso da quello precedente.
Se proprio si vogliono muovere critiche a Garcia, perché insistere con un sistema di gioco che prevede la presenza una sola punta centrale dirottando sull’esterno Raspadori quando poi lo stesso rende meglio in una posizione più centrale? Lui stesso disse che il Napoli doveva imparare a giocare anche con le due punte salvo poi, finora, schierare le due punte soltanto nei minuti finali con il Sassuolo, complice la superiorità e il doppio vantaggio, e nel recupero con lo Sporting Braga, quando dovendo difendere il prezioso vantaggio, ha giocato con cinque difensori (Di Lorenzo, Rrahmani, Østigård, Natan e Oliveira), tre centrocampisti (Anguissa, Lobotka ed Elmas) e, appunto, due punte (Raspadori e Simeone).
Altro che squadra totalmente stravolta, Garcia dovrebbe avere il coraggio di cambiare di più (uomini, mettendo un po’ a riposo chi, per motivi extracampo, è palesemente “distratto” e fuori forma, e sistema di gioco).