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Oppenheimer, la biografia: 25 anni di raccolta di documenti ed un Premio Pulitzer

Il ritratto del fisico firmato da Bird e Sherwin si basa su migliaia di documenti d’archivio e cento interviste ad amici e colleghi  

Oppenheimer, la biografia: 25 anni di raccolta di documenti ed un Premio Pulitzer

Per quelli che “Oppenheimer è il film più bello che ho visto nella mia vita”, ma anche per quelli che “non ci ho capito una mentula e mi sono annoiato per due ore” consigliamo di leggere “Oppenheimer, trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica” la biografia cartacea – in Italia edita e tradotta da Garzanti – che ha richiesto ai due autori – Kai Bird e Martin J. Sherwin – venticinque anni della loro vita e ha fruttato loro un Premio Pulitzer.

Le fonti? Migliaia di documenti tratti da archivi e da raccolte personali dello stesso Oppenheimer conservati presso la Biblioteca del Congresso ed altre migliaia di documenti dell’Fbi raccolti in più di un quarto di secolo di sorveglianza.

C’è in questo libro – gli autori hanno intervistato anche cento tra amici e colleghi del fisico – il ritratto di un uomo straordinario che dopo una formazione in Europa con i migliori uomini di scienza portò la Fisica quantistica negli States dove a Berkeley realizzò il più grande Istituto teorico e di laboratorio per essere al passo con questa nuova disciplina.

Dall’oscurità alla fama: quando fu scelto dalla sua Nazione per essere il responsabile del Progetto Manhattan che portò nel luglio del 1945 al primo esperimento riuscito di esplosione atomica e fu il proemio di Hiroshima e Nagasaki. Da uomo dell’anno sul “Time”, però, Oppenheimer finì nel dopoguerra nel tritacarne del maccartismo che nel 1954 lo vide imputato da una Commissione disciplinare farsa voluta dal direttore della Commissione per l’energia Atomica (Aec), Lewis Strauss, che era, ironia della sorte, quell’agenzia governativa per cui prestava consulenza esclusiva.

Pesarono in quell’inquisizione laica le simpatie comuniste che Robert manifestò negli anni ’30 per le politiche di giustizia sociale e per l’appoggio agli oppositori delle Brigate internazionali in Spagna. E anche la contrapposizione netta con l’allora direttore dell’Fbi Edgard Hoover.

Dopo la fine della Guerra pesarono altresì, sul giudizio governativo, le posizioni di distruzione delle armi nucleari in una logica bipartisan con il blocco sovietico per ottenere una pax globale autentica. Gli Usa allora avrebbero voluto utilizzare le armi nucleari per bombardamenti tattici al tappeto, come si usa dire oggi in tempi di Guerra ucraina.

Oppenheimer dopo avere saputo delle accuse si sentì aggredire da “La bestia nella giungla” come quel personaggio del racconto di Henry James che tanto aveva amato e che aveva sentito come un suo personale destino occulto. Come Prometeo, era stato punito per avere dato ai mortali la Bomba atomica: ma mentre il titano amico degli uomini ci aveva guadagnato una rupe ai confini del mondo con un fegato mangiato e poi reintegrato, ad Oppenheimer toccò in dote l’infamia di un processo che tentò di infangarlo in quello che più amava: l’amore incondizionato per il suo Paese per cui era diventato “un distruttore di mondi”.

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