Al Corsera: «Nessuno ha riconosciuto il mio ruolo. Quella delle magliette rosse in Cile fu una ridicola sceneggiata». Il suo confronto con Domenico Modugno

Nella sua intervista al Corsera, Panatta parla di Panatta e della serie tv “Una squadra”.
Chi è Panatta per Pietrangeli?
«Per me, figlio unico, Adriano era il fratello più piccolo che non avevo mai avuto. Per questo nel 1978 ho sofferto così tanto per il suo tradimento».
Pietrangeli parla della serie tv “Una squadra”.
«Tecnicamente bellissima. Ma piena di bugie. Adriano in particolare poteva essere più sincero. Nessuno ha riconosciuto che la squadra l’ho costruita io. Panatta e Bertolucci da una parte, Barazzutti e Zugarelli dall’altra: mangiavano, si allenavano, correvano per proprio conto. Panatta diceva di Barazzutti cose tremende, lo chiamava la scimmia. La Davis l’hanno vinta loro; ma non mi riconoscono che sono potuti andare in Cile solo grazie a me. In quei mesi la sinistra italiana non doveva avere nulla da fare. Passavo il tempo a dibattere con i comunisti, in tv e alla radio. Il migliore era Pajetta, quasi lo convinsi: noi volevamo vincere la Coppa, non difendere Pinochet».
Rivela un particolare della canzone Modugno contro la trasferta dell’Italia in Cile.
«Lo conoscevo, lo affrontai: Mimmo, ma a te cosa importa? E lui: “Scusa Nicola, me l’hanno chiesto…”».
Racconta un suo incontro con gli Inti Illimani.
«Mi dissero: “Sappiamo che lei è appassionato di calcio; lo sa che a Santiago non si gioca più perché lo stadio è pieno di prigionieri e ogni tanto ne ammazzano qualcuno?”. Ci rimasi malissimo. Poi a Santiago trovai lo stadio pieno, ma per lo spareggio della Coppa Libertadores, Universidad Católica-Colo Colo. E nel ’78 l’Italia andò a giocare il Mondiale in Argentina, dove c’era un regime molto peggiore, senza che nessuno si lamentasse».
Quali altre bugie ci sono in “Una squadra”?
«Dicono che Belardinelli era finito in ospedale con un mezzo infarto per colpa di una mia sfuriata; ma no, era andato a sbattere contro un vetro… E poi la ridicola sceneggiata delle magliette rosse. Io non ne sapevo nulla, e mi sarei opposto: perché cogliere rischi inutili, in un’atmosfera già tesa? Siamo sicuri che Allende fosse un chierichetto?».
Non vorrà mica difendere Pinochet?
«Certo che no. Ma i camionisti che lo fecero cadere erano fascisti, o erano lavoratori impoveriti? Si è mai visto un golpe o una rivoluzione senza morti? E comunque di quella protesta nessuno si accorse. Dopo il riposo misero la maglietta blu. E quella rossa Panatta l’aveva già a Parigi…».