Il ct deve essere capace ad adattarsi e a leggere la situazione. Lo ha fatto bene a Napoli, ma ci sono voluti due anni. Adesso ha molto meno tempo.
Lo ha detto Di Lorenzo, ma c’era già la sensazione al termine della partita contro la Macedonia. L’Italia di Spalletti non è il Napoli di Spalletti. Il terzino del Napoli, nonché capitano scudettato, ha capito (forse un po’ tardi) che davanti non troverà Osimhen pronto a tarantolare qualsiasi pallone mezzo buono e dietro non c’è Rrahmani, né tantomeno Kim, pronti a coprire le sue falcate in avanti.
Ma il discorso vale anche per gli altri azzurri. Mancini e Bastoni, entrambi partiti dall’Atalanta, sono difensori che giocano in ambienti tattici completamente diversi. In questo momento uno è carne e l’altro è pesce. Così come Dimarco deve avere la lucidità di capire che il ruolo di terzino è ben diverso dall’esterno a tutta fascia.
In mezzo al campo il trio Tonali (infortunato, assente contro l’Ucraina), Cristante, Barella è potenzialmente un ottimo centrocampo. Ma nella realtà manca il metronomo, manca il regista. Un Lobotka, un Pirlo o un Jorginho. Anche Verratti. Ma, escluso Lobotka e Pirlo, quello dell’italo basiliano e del ex Pescara sono nomi che appaiono lontani dalle convocazioni. A Spalletti, in questo contesto, manca il ”deus ex machina”. In attacco, a dire il vero, le possibilità e le qualità dei giocatori permettono alcune varianti, al netto delle esclusioni di questa chiamata azzurra.
E allora che fare? Di certo Spalletti sa come agire in situazioni del genere. Forse non è abituato alla routine dilatata della Nazionale. Il pareggio con la Macedonia ha avuto più un contraccolpo psicologico e la responsabilità, da questo punto vista, non è del tutto sua. Ma tatticamente si può fare di più. Non si chiede certo il miracolo, piuttosto la lungimiranza di non stravolgere da subito alcuni meccanismi.
Un po’ quello che si chiede a Garcia a Napoli. In uno strano scherzo del destino, Spalletti si ritrova in una condizione molto simile a quella del suo successore. Contro la Macedonia, Luciano, ha provato a portare il suo ottimo gioco. Forse è un po’ presto però. Per la prima frazione di gioco e parte anche della seconda si è visto impegno e attenzione nella fase offensiva. Nella fase difensiva sono parsi insicuri e confusi.
Contro l’Ucraina si alza il coefficiente di difficoltà, perciò già questo sarà un test per capire quantomeno in che direzione potrà andare Spalletti. Anche i cambi previsti rispetto a Skopje potranno dare indicazioni in questo senso. Non si discutono certo le doti del mister di Certaldo, quanto però la capacità di adattamento e di lettura della situazione. Lo ha fatto benissimo a Napoli, ma ci sono voluti due anni. In Nazionale ha molto meno tempo.