«Polemiche inutili, del tipo “dare agli italiani i ruoli da italiano”. La verità è che alcuni film italiani sono brutti, interroghiamoci su questo»
La seconda serie di “Vita da Carlo” serie tv di Carlo Verdone prodotta dai De Laurentiis padre e figlio. Ne scrive Il fatto quotidiano.
Tra picchi di entusiasmo e pianure di sconfitta, ne vedremo delle belle e vieppiù nostalgiche: Vita da Carlo seconda stagione è da domani disponibile in streaming su Paramount + (la prima è su Prime Video).
Tante le guest-star: Maria De Filippi, Claudia Gerini, Gabriele Muccino, Zlatan Ibrahimovic, Fabio Fazio e Christian De Sica.
Carlo Verdone rivendica: “Sono contro la cancel culture: la nostra commedia anni Sessanta verrebbe cancellata. Ora c’è chi dice che la Divina commedia è pornografica, o il David. Tra un po’ lo sarà il crocifisso”.
In riferimento alla polemica di Favino che avrebbe voluto un attore italiano a interpretare Enzo Ferrari nella pellicola statunitense, dice
“Stiamo sempre lì, Barbie e Oppenheimer, quello italiano non ce la fa. Interroghiamoci su questo, senza masturbazioni – gli attori italiani mancanti nei film americani – che lasciano il tempo che trovano. Io come so’ entrato so’ uscito da Barbie, ma ha un’idea dentro: ai nostri film serve una scrittura diversa, un azzardo. Io sono nato col cinema, mi manca tantissimo”.
Dice al Giornale:
«Come sempre. Davanti tutti i soliti filmoni americani che fanno un sacco di soldi, e dietro i nostri, che invece arrancano.
Prendete Barbie: può piacere o meno (io, come sono entrato a vederlo, subito sono uscito) però dentro c’è un’idea che funziona. Cos’è invece che non funziona nei nostri film? Interroghiamoci su questo, invece che su polemiche inutili, del tipo “dare agli italiani i ruoli da italiano”. Forse bisognerebbe dirlo, che alcuni film italiani sono semplicemente brutti. È questo, che mi preoccupa».
Lei si ha denunciato i danni provocati al cinema dal politically correct. Anche Vita da Carlo li ha subiti?
«Un giorno si e uno no eravamo costretti a dirci “Eh, no, questo non si può dire, questo non si può fare…”. Un incubo. Su temi come l’antirazzismo il politically correct lo condivido. Ma su tanti altri siamo arrivati all’eccesso, all’assurdo. Peggio: al ridicolo. La Divina Commedia è pornografica? Presto diranno che anche il Crocifisso lo è. Buttare giù le statue? Roba da far ridere i polli. Che però fa proseliti. Se fosse per loro tutta la commedia anni 60, tutti i film di Alberto Sordi, sarebbero da prendere e buttare nel gabinetto».