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“Voglio la testa di Garcia” (è un magnifico film delirante di Sam Peckinpah)

Sarà interessante vedere di che stoffa è fatto il tecnico francese. A una prova di carattere e di grande equilibrio psichico

“Voglio la testa di Garcia” (è un magnifico film delirante di Sam Peckinpah)

FALLI DA DIETRO – 5° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2023-24

“Voglio la testa di Garcia!”
Urla il fazendero messicano El Jefe, allorché scopre la figlia incinta del suo dipendente Antonio Garcia.
E’ un magnifico film delirante di Sam Peckinpah.
Se vi capita a tiro, non perdetevelo.

“Voglio la testa di Garcia!”
Urla in coro il popolo della tifoseria azzurra alle difficoltà della squadra beneamata. E la sospetta stuprata dal nuovo tecnico.

Eppure è un Napoli in tutto spallettiano quello sceso in campo al Dall’Ara.

Con la novità della coppia difensiva d’emergenza, che – per altro – se la cava con onore.

E’ un buon Napoli.

Charlie Brown riprende il comando delle operazioni a centro campo, dove si rivede anche uno Zambo in netta crescita.

Jack a destra sarà un po’ sacrificato, è vero, ma gli riesce un’imbucata pregevole per Osi.

Succede che Osi che però becchi malauguratamente il palo.
E nelle folate successive non vedrà mai la porta.

Succede che Kvara a sinistra sia bello vivo, ma non salta più la folla di avversari che accorre a schermarlo.

Succede che i felsinei abbiano piazzato un pentolone di tortellini in brodo davanti alla porta e non c’è verso di metterla dentro.

Succede che Osi sbatacchi fuori il rigore benevolo del finale.

Succede che il tecnico decida di cambiare i tre artefici dello scudetto.
A qualcuno sembrano cambi incomprensibili, ma a pensarci bene può darsi si ricordi dei cambi efficaci di Fra Cipolla.
Dentro lo Zircone macedone per Kvara.

Dentro il Cholito per Osi, sperando in un nuovo miracolo San Siro.

E qui, apriti cielo.
Osi, come Kvara una settimana fa, si offende e si ribella platealmente.
Vorrebbe restare in campo. In coppia col Cholito magari, per tentare la vittoria.
Forse non ha tutti i torti. Ma non è così che si fa.

La protesta del nigeriano è il segnale di un malumore.
E questo è un guaio. Ed è un guaio grosso.

Forse lo Stradivari francese, nei delicati rapporti interni, piuttosto che la paterna pacca sulle spalle, avrà deciso di sbattere i pugni sul tavolo e imporre la propria personalità.

Forse nella sua scelta ci sarà anche qualche retaggio di competizione insoluta con Fra Cipolla, addirittura risalente ai tempi dell’esonero romano.

Forse.

Ma quel che serve oggi è subito guardarsi negli occhi e decidere da che parte andare. Tutti insieme.

Sarà interessante vedere di che stoffa è fatto il tecnico francese.
A una prova di carattere e di grande equilibrio psichico.

“Il Napoli riparte da Bologna. Bravi tutti!”
Così commenta l’Impomatato sui social.
Per chiarire da che parte sta la proprietà.

Primo tentativo di fuga da parte delle milanesi.
Massimo risultato con il minimo sforzo per entrambe.

Vittoria a San Siro per i Diavoli.
Leao ringrazia con il gol e con commossi abbracci per l’esordio da capitano.

Magari Garrone trarrà ispirazione per un nuovo film, che si auspica con esiti più coinvolgenti, rispetto alla sua ultima fatica proposta a Venezia.

Al Castellani ritorna zio Aurelio Andreazzoli, che nel cor mi sta. E subito propone una squadra ben organizzata e mai arrendevole.
Ma i nerazzurri hanno un’arma in più.
Che si chiama Dimarco.
Il quale si conferma il game ganger dei Suninter e con una perla rara consegna la quinta vittoria a Inzaghino.

Ma che ci fanno quei ragazzi in giallo-rosso lassù?
I salentini sono la più bella sorpresa di questo inizio di stagione.
Eppure a rifletterci quella prestigiosa posizione in classifica è la sintesi di tanti elementi di merito.

Innanzi tutto i conti in regola.

Poi, in controtendenza con il resto delle società italiane, è la società crede nei giovani.

Il Lecce Primavera è Campione d’Italia.
E i ragazzini hanno fatto tutti la preparazione di campionato insieme con la prima squadra.

Ma quello che dà un senso a tutto è il credo del presidente Saverio Sticchi Damiani.

La sua idea di “società calcistica” è più orientata verso il concetto di “società”.
I suoi calciatori vivono costantemente la città, partecipano agli eventi pubblici, in una simbiosi del tutto unica con la tifoseria.

Tanto che qualcuno ha parlato di “Leccester”, per assimilarlo al modello della mitica società inglese.

E così ora il Leccester può permettersi di sognare la vetta.

Per una notte’ ha sognato la vetta anche la Juventus.

Ma il mondo sta cambiando. Non ci sono più le certezze di una volta.

Le procure di mezz’Italia fanno diventare questa partita col Sassuolo, una volta dall’esito scontato, una partita vera.

E’ un crollo che ha anche del grottesco.
Errori che sono degli autentici capolavori.

Comincia il portiere dalle mille consonanti.
Si lascia sfuggire il pallone che gli sbatte fra le gambe e finisce in porta.

La Juve riesce a recuperare due volte.
Poi entra Pinamonti e sigla il vantaggio ancora grazie a una fregnaccia del portiere polacco.

Ma è nel recupero l’episodio che passerà alla storia.

La Juve schiera un giocatore che si chiama Gatti.
E menomale che è uno solo e non quarantaquattro.

Folle retropassaggio di Gatti verso la propria porta.
Il pallone fa lentamente una ventina di metri e va a infilarsi indisturbato nella porta completamente sguarnita, vuota.

Mentre il ragazzone polacco, sulla linea destra che delimita l’area, osserva impietrito.

Osserva con la disperata staticità di una donna di Hopper in una di quelle tele di straziante impotenza e solitudine. Memorabile.

La Juve da primato è durata come un Gatti in tangenziale.

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