Siamo nei dintorni del prodigio per l’allenatore più bistrattato dalle folle juventine. Ha anche culo perché vince su autorete. Milan in dieci dal 40esimo
Per Massimiliano Allegri siamo nei dintorni del prodigio. La sua Juventus batte il Milan a San Siro e protagonista decisivo del match è Moise Kean. Non solo ma l’autore del tiro decisivo – deviato in maniera evidente – è nientemeno che Locatelli. In difesa giocano Gatti e Rugani, e a centrocampo c’è anche McKennie. La beatitudine è prossima. Il tecnico più bistrattato dalle folle juventine si ritrova questa sera terzo in classifica, a due punti dall’Inter e a uno dal Milan. Più tre sul Napoli e sulla Fiorentina che però deve ancora giocare contro l’Empoli (lunedì sera).
La Juventus batte il Milan 1-0. Soffre un po’ – nemmeno troppo – in apertura, dopodiché è Moise Kean al 40esimo a cambiare la partita andando via a Thiaw che lo abbatte prima che possa arrivare da solo davanti a Mirante. Fallo istintivo. Non ha il tempo di pensare, Thiaw, che Kean non avrebbe mai segnato solo davanti a Mirante. Il Milan rimane in dieci uomini. Pioli toglie Pulisic per inserire Kalulu. Mossa non sappiamo quanto imbroccata visto che poi al 60esimo Giroud esce.
È una serata a dir poco fortunata per la Juventus che va in gol grazie a una clamorosa autorete di Krunic su tiro ovviamente innocuo di Locatelli. Un’espulsione e un autogol, e la partita è vinta. Un giorno Allegri racconterà ai nipotini della serata in cui ha vinto a San Siro con Gatti e Rugani in difesa e Moise Kean decisivo. Senza dimenticare McKennie eh, e aggiungiamoci anche Locatelli.
Ovviamente Thiaw non giocherà domenica sarà al Maradona contro il Napoli. Rientreranno però Maignan e Theo Hernandez.
QUANDO SCRIVEMMO CHE ALLEGRI ERA UN PANDA
Ovviamente, oltre ai risultati, Allegri paga soprattutto l’essersi ostentatamente intestato l’etichetta di uomo contro il football contemporaneo. In tempi in cui furoreggiano statistiche che sono veri e propri tripudi di inutilità, Allegri ha sempre esibito un senso di fastidio/superiorità nei confronti dei nerd del pallone e del calcio inteso come estetica. «Se volete divertirvi, andate al circo». Il tutto acuito da quel suo fare livornese che certamente tra i sinonimi non ha la modestia. È ovvio quindi che oggi, oltre alle fisiologiche critiche per gli scarsi risultati, sia scattato un surplus di rivincita ideologica. Gliela stanno facendo pagare. Oggi deridere i cento passaggi inutili senza fare un tiro in porta, equivale più o meno a entrare nudi al Quirinale o alla Casa Bianca: è un atto di sfacciata provocazione. Una cosa è perdere iscrivendosi al pensiero dominante del calcio contemporaneo, un’altra è farlo da oppositori. C’è tutta la differenza del mondo.
E quindi il leit-motiv è che la Juve non ha gioco, che Allegri è superato, in soldoni che non è più un allenatore di calcio. Attenzione: frase accompagnata dal classico “se mai sia lo stato”. Perché Allegri va distrutto nella sua interezza.