La calciatrice ad Eurosport parla dei soprusi subiti quando giocava per il PAOK Salonicco, con cui ha deciso di rescindere il contratto.
Myllyoja, ex giocatrice del Bari Pink, dà battaglia alla sua ex squadra Paok Salonicco, supportata dal suo avvocato Fabio Petruzzella.
A 39 anni, Myllyoja è alla ricerca di una nuova avventura calcistica, dopo aver rescisso il suo precedente contratto «a causa di una catena di abusi da parte del mio vecchio staff. Nati senza un perché: proprio la ricerca di una motivazione alla violenza verbale a cui ero sottoposta ogni giorno, mi stava distruggendo. E così ho detto ‘basta’».
Dietro agli abusi, ci sarebbe l’allenatore Thalis Theodoridis, dal quale però ha voluto distogliere l’attenzione: «Non voglio che tutto si riduca a una vicenda tra me e lui o tra me e il Paok perché bisogna capire che è la mentalità che deve cambiare. Troppe calciatrici soffrono di fronte a tante, troppe figure inutilmente autoritarie, che alzano la voce solo per il piacere di spaventare o fare male, per sentirsi più grandi. La lotta di genere, anche all’interno del calcio femminile, è ancora tutto da combattere».
Mylloija racconta quello che ha vissuto così: «Dai primi giorni di questa nuova stagione, ero spesso zittita in un modo che rendeva l’atmosfera della spogliatoio cupa e sconfortante. Mi fu detto chiaramente che se avessi voluto dire qualcosa lo avrei potuto fare solo in privato. Per prepararci alla Champions League ci mandavano ad allenarci all’alba con sole 4-5 ore di riposo. A ogni spiegazione, oppure quando si chiedeva pubblicamente un mio parere, finivo per essere aggredita verbalmente, ad assorbire urla, a essere umiliata. Non potevo andare avanti in questo modo. Non lo potevo fare nemmeno per le tante colleghe più giovani, che hanno bisogno di un esempio: non bisogna sempre farsi andare bene di tutto. Io ho quasi 40 anni e una battaglia vinta contro la leucemia alle spalle: non posso certo accettare di farmi sopraffare dall’inciviltà. Ho voluto dare un segnale forte.»
Quello che è successo non le ha fatto perdere la motivazione, la giocatrice finlandese non vuole neanche sentir parlare di ritiro:« Ora mi alleno da sola nel freddo finlandese con la stessa grinta con cui ho sempre combattuto, girato l’Europa per giocare a calcio e difeso la porta della mia nazionale: sono sicura di vincere anche questa battaglia e poter essere un buon esempio da seguire nella mia prossima avventura professionale».