FALLI DA DIETRO – È una novità surreale. Un’atmosfera da Commedia dell’Arte. Ma è una novità che provoca una scossa di adrenalina.
FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA 9° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2023-24
Cosa si saranno realmente detti i due nei giorni tormentati di questo ottobre blu Estoril non è dato sapere.
Parlo di un francese di origine spagnola, e di un romano con consolidate radici nella tradizione napoletana.
Due gradassi inguaribili.
Entrambi nei comportamenti sono assimilabili come pronipoti di Pirgopolinice, il mitico Miles plautino.
Con una differenza non da poco.
Il francese ha sì nel sangue l’arroganza, la burbanza, la grandeur propria del suo popolo.
Ma in effetti è un servo.
Servo proprio del napoletano. Che è l’indiscusso Padrone.
Immaginiamo.
Teatre del Petit Bourbon a Parigi. Secolo 17.
In sala Il Re Sole. E magari Jean Baptiste Poquelin.
Lo zanni accende i lumi della ribalta, si apre il sipario.
Ed ecco comparire i due personaggi della mitica Commedia dell’Arte italiana, che danno vita all’esilarante spettacolo.
Da una parte il guascone Bombardon, servo gradasso. Dall’altra il Capitan Fracassa gradasso padrone.
Il Fracassa, che nel frattempo era stato fuori per affari, torna per i proverbiali pranzi settimanali con la meglio nobiltà. Pronto ad esibire la rinomata cristalleria, vanto del casato che lo aveva promosso migliore anfitrione della passata stagione.
Ma sorprendentemente Bombardon subentrato al precedente maggiordomo, serve in tavola quella preziosa cristalleria orribilmente trascurata.
Opaca di fuliggine.
Le coppe, le argenterie, le stoviglie porcellanate, usate fino ai festeggiamenti di inizio estate, mai più lavate e ormai infestate e invase da vermi e formiche.
Uno scempio che provoca il riso non celato degli ospiti fiorentini. Spocchiosi e protervi per loro natura.
“Ma cosa diavolo hai fatto tutto questo tempo? La mia cristalleria era luccicante. Invidiata da tutti. E tu la presenti cosi?”
“Io sono Bombardon, sono francese e non lavo i bicchieri degli altri!”
Capitan Fracassa è furibondo.
Si avventa contro il servo Bombardon, e, in un moto di rabbia, mette mano allo spadone che gli pende al fianco.
Le signore urlano di paura.
Fracassa estrae l’elsa.
Ma è l’elsa soltanto, ciò che gli resta in mano.
La lama non c’è.
Boato di risate fra il pubblico. Applausi scroscianti.
“Aurelio non ti ricordi che la lama l’hai impegnata al Monte per finanziare l’ultimo panetton farsa?”
Sibila la moglie Jacqueline a un lato della tavola, e intanto gli passa un più utile mattarello.
E allora giù botte da orbi.
Visibilio del pubblico.
“Da oggi in poi controllo io. Bicchieri, posate e tutto. Intanto tu fatti più in là sulla panca, buono a nulla”.
Più o meno sarà andata così.
Parte un altro campionato.
Quello con l’Impomatato idealmente in panchina.
Lo Stradivari si deve accomodare allo spigolo.
E’ una novità surreale.
Un’atmosfera da Commedia dell’Arte.
Ma è una novità che provoca una scossa di adrenalina.
E tutto va per il verso giusto.
Subito in avvio L’Albatros sugli scudi.
Proprio lui così criticato negli ultimi tempi.
Sventa alla grande un paio di situazioni ingarbugliate sugli sviluppi di due angoli.
Poi le individualità degli azzurri cominciano a emergere.
E’ una squadra gioca a memoria, si sa.
E qui la vera sorpresa è lo svedesino.
Una prestazione super.
Un po’ Zambo, ma anche un po’ Mareshark.
In centro campo si nota qua e là una interessante novità. Un’idea, questa, che non può essere dell’Impomatato, però.
Il doppio regista.
Si dividono il compito ora Charlie Brown, ora il Signorinello Pallido.
Scambiandosi di sovente le posizioni e togliendo riferimenti agli avversari.
Ma le sorprese non finiscono qui.
Jack al centro dell’attacco al posto di Osi è una scelta azzeccata.
Tutto il tridente si rivela la vera arma in più.
A destra Polinapoli sfodera una delle prestazioni più belle da quando è azzurro.
E a sinistra torna a illuminare il genio di Kvaravaggio.
Un’ora di gran gioco. Che rasserena.
Poi la flessione. Che preoccupa.
Gli scaligeri non sono granché.
E’ una squadra così, che combatte per non retrocedere.
Eppure cresce. Eppure ci costringe sulla difensiva.
E noi mostriamo i nostri limiti.
Di gioco e di carattere.
Una squadra che non sa cosa fare.
Niente pressione, possesso sterile, nessuna idea, nessuna organizzazione di gioco.
Niente di niente.
Aspetta il contropiede del singolo, per vedere come va.
Se vince è perché individualmente ha giocatori più forti.
Non illudiamoci.
Non è cambiato nulla rispetto a dieci giorni fa.
L’Impomatato non ha fatto nessun miracolo, col suo insediamento in panchina.
Aspetti a gonfiare il petto e a fare la ruota.
Verona, e anche Berlino sono due vittorie annunciate.
Stradivari ha avuto gli otto giorni.
Ma chissà, forse gli otto giorni della credibilità li ha avuti pure il presidente Capitan Fracassa, da parte della tifoseria.
Scadono domenica dopo la sfida con i Diavoli al Maradona.
I Diavoli.
Che a San Siro soccombono agli ergastolani per i capricci della Dea Bendata, e ora si affacciano in zona scudetto.
Un po’ ingenuo Malick Thiaw che è bravo ma ha nell’irruenza dell’età un punto debole.
Era successo nel derby. Contro Kean si ripete.
L’espulsione, sacrosanta, poteva essere evitata.
Poteva, il tedesco, cercare di temporeggiare in attesa di un raddoppio.
Comunque sia il Milan in dieci gioca anche meglio.
Ma la sorte non la smette di giocherellare.
Sceglie allora Manuel Locatelli, che proprio un 22 ottobre di sei anni fa, in maglia rossonera segnò agli juventini.
Proprio mattocchia la sorte. Mette sul piede di Manuel la palla giusta.
Sassata da trenta metri.
E ancora una volta il fato interviene e si intromette.
Lungo la strada la palla sbatte su Krunic, appena entrato, per la deviazione diabolica.
Mirante, assolutamente incolpevole, può solo imprecare.
Finale infuocato condito dallo show insopportabile di Acciughina che si strappa giacca, camicia e cravatta, che impreca e fancula tutti, che sbatacchia cartelloni pubblicitari nella totale acquiescenza dell’arbitro amico.
Lo scandalo scommesse è sotto controllo.
I due maggiori indagati Fagioli e Tonali non sono le punte dell’iceberg ma due bravi ragazzi un po’ ludopatici ma appena appena. Vanno compresi e assistiti.
Perché sono un patrimonio della Nazionale che va accudito e protetto. Chiaro?
Intanto hanno confessato.
Fagioli: “Non ho mai scommesso sulla Juve”.
Per evitare conflitti d’interessi con Buffon.
Tonali invece ammette: “Sì, ho scommesso sia sul Brescia che sul Milan. Ma non ho debiti”.
Perché le vinceva tutte.