Smentisce, più o meno, a Repubblica l’addio. Ma la pezza è peggio del buco: “Non possiamo mica fare beneficenza e prendere anche gli insulti”

“Il comunicato è stato scritto da Lorenzo Ragosta, amministratore unico del Real Aversa. Io non c’entro nulla”. Tranquilli, Emanuele Filiberto di Savoia resta al Savoia. Non lascia l’Aversa. L’Aversa la lascia semmai Ragosta che con il principe gestisce la “Casa Reale Holding”, che ha firmato il comunicato di addio con tanto di malcelata incomunicabilità: “ultras che non sono neanche in grado di formulare in italiano una frase di senso compiuto“.
Insomma, Filiberto smentisce. E spiega il groviglio societario a Repubblica: “Non mi occupo dell’Aversa in prima persona, come invece faccio col Savoia che, con il Portici, compone il terzetto di squadre che controlliamo. Sono parole di Ragosta che allo stadio è stato vittima di attacchi molto pesanti, e non solo verbali. Minacce vere, oltre ai soliti cori contro la proprietà. Ragosta era con un altro socio della nostra holding, Nazario Matachione: se la sono vista brutta”.
“Noi abbiamo salvato il Real Aversa, che era retrocesso dalla Serie D all’Eccellenza e stava fallendo. Abbiamo compiuto uno sforzo notevole per comprarlo e per mantenerlo. Non ho mai promesso la promozione immediata della squadra. Volevo garantire gli stipendi dei giocatori e di chi lavora nella società e ci siamo riusciti. Andrò avanti se avrò il sostegno della piazza, con comportamenti degni e civili. Non possiamo mica fare beneficenza e prendere anche gli insulti. Il calcio deve unire, non creare divisioni e violenza”.
“Io do la mia parola che seguiremo l’Aversa fino al termine del campionato con l’obiettivo di salvarlo dalla retrocessione. Poi ragioneremo sul futuro: abbiamo tre squadre di calcio, ripeto, e dobbiamo capire tra di noi cosa fare. Posso capire lo sfogo dell’amministratore unico, dopo ciò che è successo allo stadio”.
La frase sui tifosi che non parlano italiano “mi fa incazzare. Non è un comunicato firmato da me, ripeto. Non mi sarei mai permesso di scrivere una cosa simile. Sono il primo a parlare male l’italiano, dopo trent’anni di esilio. Anche per questo non vado mai sul personale”.
“E’ normale che se la prendano con me, sono la persona più visibile, viene più facile attaccare Emanuele Filiberto. Io ho rispetto per i tifosi più accesi, al Savoia calcio ci intendiamo perfettamente, c’è dialogo, so bene che le squadre di calcio vivono grazie alla loro passione. Però c’è un limite a tutto”.