ilNapolista

Garcia e De Laurentiis si concentrino sul Napoli, il giornalismo lo risolleveranno dopo

Tecnico e presidente impartiscono lezioncine professionali. Il francese parla addirittura di nemici. Direbbe Boskov: “Tu Garcia, fai Garcia”

Garcia e De Laurentiis si concentrino sul Napoli, il giornalismo lo risolleveranno dopo

È stata a dir poco surreale – quindi in linea con quanto visto negli ultimi mesi – la virata comunicativa del Napoli nell’ultima settimana. La crisi della squadra, con i calciatori che una partita sì e una no mandano a quel paese l’allenatore; il presidente che lo delegittima pubblicamente e cerca disperatamente di convincere Conte a prenderne il posto, salvo dire che le sue parole sono state travisate; la classifica che non è poi così così pessima ma si è pur sempre a sette punti dalla vetta; le sconfitte contro tutte le squadre appena dignitose incontrate (Fiorentina, Lazio oltre al Real Madrid).

Ecco, in questo quadro pare che il Napoli abbia individuato il responsabile: la stampa, i mass-media, i cattivoni dei giornalisti. Facendo fare una gran figura alla categoria che invero naviga in pessime acque, magari rosolasse i protagonisti quanto meriterebbero. In realtà i giornalisti hanno una gran pazienza. Ieri si sono sorbiti un’ora di nulla di Aurelio De Laurentiis, facendoci venire in mente l’Antonio Capuano dell’ultimo film di Sorrentino: «a tieni ‘na cosa ‘a ricere» (ce l’hai una cosa da dire?). La categoria dovrebbe dotarsi di un simil Capuano che dopo cinque minuti di conferenza si alzasse e dicesse: “Scusi, ci ha convocato per cosa?”. Per dire che a scoprire Kvaratskhelia è stato il figlio Edoardo. Che il nome di Conte è stata una macchinazione giudo-pluto-massonica per indebolire Rudi Garcia e altre perle che qui vi risparmiamo.

Per dire che ha rotto con Osimhen non si può più scrivere. Il Napoli ha battuto un record. Ha dovuto fare un comunicato di precisazione per le dichiarazioni di De Laurentiis in conferenza stampa (quelle su Victor), asserendo che tutti avevano capito male. Tranne loro, s’intende.

Oggi Rudi Garcia ha pensato bene di mettersi in scia. Ha detto che dopo Fiorentina-Napoli gli è stato mancato di rispetto. Ma chi? Quando? Cosa? Che vuol dire mancanza di rispetto? Ovviamente nulla viene spiegato. Garcia era in versione Peppino De Filippo: «ho detto tutto». Ormai le conferenze stampa sono monologhi in cui il giornalista è uno sparring partner persino con una mano legata dietro la schiena. Nel Napoli poi le conferenze stampa sono a tema. Oggi si accettavano solo domande sul Verona. In estate solo sul ritiro a Dimaro, ma proprio domande sulla Val di Sole: “come stanno i canederli?”. O sulle cause dell’estinzione dei dinosauri. In un accesso di lirismo, Garcia è stato persino colto dalla sindrome di Zelig e si è creduto Mourinho. «Ho capito chi sono i miei amici e i miei nemici». E su, Garcia. Lei non è un uomo che suscita sentimenti forti. Al massimo può essere antipatico, ed è persino troppo. Induce più stati d’animo quali la tenerezza che l’odio. Francesco Totti la definì paraculo. Non sappiamo se avesse ragione il capitano. Sappiamo che oggi l’immenso Vujadin Boskov avrebbe detto: “Tu Garcia, fai Garcia”.

E aggiungiamo en passant che se il calcio è un’industria e si guadagnano tre milioni netti l’anno per fare gli allenatori, beh poi bisogna avere la struttura per reggere a minime pressioni (ripetiamo: minime) quali possono essere un paio di articoli pungenti (urticanti è troppo). Comodo sennò: in busta paga sono professionisti, nelle difficoltà sono esseri umani come noi, sensibili o ludopatici. Come disse il filosofo contemporaneo Stefano Ricucci: so tutti boni a fa’ i froci coi culi degli altri (abbiamo usato un linguaggio caro alla casa).

Non pago dell’ora di programma dell’accesso (ve lo ricordate?) di ieri, De Laurentiis è apparso anche nella conferenza stampa di oggi e ha impartito lezioni di giornalismo: «Non si fa inventando notizie, così si rende squallida la professione».

Ecco noi sommessamente vorremmo appellarci al detto milanese: “Ofelè fa el to mesté”. Risollevate prima le sorti del Napoli poi, con calma, vi dedicherete al giornalismo. Non dubitiamo che dopo il vostro intervento di William Randolph Hearst, il magnate dell’editoria che ispirò Quarto potere, non parlerà più nessuno.

ilnapolista © riproduzione riservata