De Laurentiis ha abbandonato l’onnipotenza, è rimasto negli spogliatoi fino all’una di notte. Temeva il disastro dopo la ribellione di Osimhen.
La metamorfosi di Garcia e De Laurentiis raccontata da Antonio Corbo sull’edizione napoletana di Repubblica.
“Ripartiamo da Bologna, Bravi tutti”. De Laurentiis temeva un disastro dopo la ribellione di Osimhen a Garcia cha l’aveva sostituito, il gelo di una squadra ferma sulle gambe e vuota nelle teste. È andata come De Laurentiis sperava.
È stato lui il primo a cambiare. Ha fatto tutto il contrario degli ultimi mesi, quando aveva ceduto ad una illusione di onnipotenza, accumulando solo errori, complice una claque fuorviante.
Piuttosto che dissentire da Garcia, nella lunga telefonata di mercoledì mattina gli ha parlato da vero presidente, assicurandogli che sarebbe andato fino in fondo con lui, mentre mezza città ipotizzava i nomi altro tecnici.
Garcia aveva intanto parlato senza giocarsi la dignità con la squadra sui concetti tattici, e con l’Udinese si è rivista la squadra dello scorso anno. La sera, dopo la vittoria, il presidente è rimasto negli spogliatoi fino all’una di notte.
Cosa scrive la Gazzetta di Osimhen:
Il successo del Napoli vale molto più dei tre punti. Non è che il 4-1 all’Udinese avesse allontanato tutti i fantasmi incombenti su Garcia. Al contrario, era stato oscurato dalla storiaccia dell’inguardabile video social su Osimhen. Così, quando si scopre che il nigeriano va in panchina, sembra il segnale di una rottura: il cielo può cadere addosso al Napoli e il Lecce è pronto ad approfittarne. Non è così. Il turnover non è punitivo, contempla piuttosto le future fatiche di Champions. La questione è lungi dall’essere risolta: lo “sciopero” dei festeggiamenti dopo il gol dice che il nigeriano è lontano dall’aver dimenticato. Ma in campo Osi non risparmia un grammo del suo talento modernissimo.
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