Onana ha preso le difese del compagno: «Le persone non possono decidere da cosa dovrei essere offeso. Garnacho intendeva potere e forza»
La Federazione di calcio inglese ha aperto un’indagine sul post social di Garnacho, giocatore del Manchester United e compagno di Onana. Le accuse rivolte al calciatore argentino sono in merito all’uso di un emoji considerato inopportuno.
Lo riporta in un tweet Fabrizio Romano:
“La Fa ha aperto un’indagine sui post di Garnacho dove il giocatore ha pubblicato l’emoji di un gorilla su una foto della parata di Andre Onana, dopo un rigore. Onana ha replicato sostenendo che: «Le persone non possono scegliere da cosa dovrei essere offeso. Garnacho intendeva potere e forza. Ciò non dovrebbe andare oltre»”.
🔴🇦🇷 FA have been investigating into Garnacho’s social media post in which he used gorilla emojis over a picture of Andre Onana’s penalty save.
🇨🇲 Onana replies: “People can’t choose what I should be offended by. Garnacho meant power and strenght. This should go no further”. pic.twitter.com/k6kea9Iwgz
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) October 26, 2023
Onana ha detto che i contenuti a sfondo razziale sono ben altri. Lui non si sarebbe sentito offeso da un emoji che invece voleva essere un complimento da parte di un compagno.
Non è la prima volta che accade qualcosa del genere. Il matador Cavani venne espulso per un “Gracias negrito” che non venne accolto con piacere dal popolo uruguaiano. Nel 2o21 infatti era uno degli argomenti più discussi. L’associazione calciatori uruguaiani, in quel periodo, prese le difese del loro idolo con queste parole:
“Vorremmo perciò difendere pubblicamente la figura impeccabile di Edinson Cavani e naturalmente la cultura del nostro paese. Tutti siamo contro ogni tipo di discriminazione, tuttavia purtroppo attraverso questo provvedimento la FA esprime assoluta ignoranza e disdegno per una visione multiculturale del mondo, rispettosa della sua pluralità, imponendo erroneamente, unilateralmente e rigidamente regole antirazziste, che noi sosteniamo ma che ovviamente non sono realisticamente applicabili al caso in questione. Non ha punito soltanto una persona, ma anche la nostra intera cultura, il nostro modo di vivere, che è un vero atto discriminatorio e razzista”.