L’imbarazzo dopo la campagna sul “Sinner-peccatore”. La Gazzetta ignora Binaghi che dedica il risultato “ai deficienti moralisti che lo criticano”
Che fine ha fatto il “Sinner-Peccatore”? Il “caso nazionale”? Il colpevole di sfregio alla patria quando mollò l’italica nazionale in Coppa Davis al cospetto delle seconde linee del Canada? La Gazzetta dello Sport, che al “traditore” aveva dedicato una settimana di indecente campagna stampa, si trova nell’imbarazzo di dover incensare il suddetto peccatore, miglior italiano di sempre con Panatta, numero 4 del mondo. “E mo?” si saranno detti in redazione dopo che il ragazzo con residenza a Montecarlo aveva battuto nientemeno che Alcaraz 7-6 6-1 nella semifinale dell’Atp 500 di Pechino.
E dunque, ecco qua: “Sinner fantastico 4”, titola nel box di richiamo in prima pagina dedicata ovviamente all’Inter e alla Champions. Poi due pagine a pagina 26, dopo tutta la foliazione calcistica comprensiva di: Inter, Napoli, Milan, approfondimento sulla Lazio dei senatori, la Juve che raddoppia le ali come gli assorbenti, una pagina di “Cristante c’è sempre” e una obbligatoria sul Torino dell’editore Cairo, un’altra sulla “favola dell’Orso” (il Bologna di Orsolini, ndr), poi la Fiorentina, i commenti eccetera eccetera. Infine: Sinner.
Nel pezzo di Federica Cocchi non c’è traccia alcuna dei precedenti riferimenti alla stessa campagna della Gazzetta delle scorse settimane. Men che meno del commento di Binaghi, che sarebbe pur sempre il Presidente della Federtennis. Sarà forse perché Binaghi, al solito morigerato, dedica il risultato di Sinner “a quei deficienti moralisti che lo avevano criticato dopo il suo forfait in Coppa Davis. È la dimostrazione che Sinner doveva fare quello che ha fatto”. Binaghi parla di “critiche senza senso”. Meglio cassare, va.
L’articolo invece è forzosamente entusiastico. Il titolo è “Sinner non fermarti più!”. E va letto negli incisi tra una virgoletta e l’altra. Ora il Peccatore è “un rosso che vede rosso quando dall’altra parte della rete trova Carlos Alcaraz, un po’ come il toro davanti alla muleta”. Il numero 4 Atp è “un traguardo storico per il ragazzino sceso dalle montagne della Val Fiscalina”, “un traguardo storico per la sua carriera e per il tennis italiano“.
D’altra parte, scrive ancora Cocchi “Jannik è così, lascia casa quando serve a crescere, abbandona le sicurezze e si butta”, e “il numero 4 è solo un trampolino per fare forza sulle certezze acquisite e saltare di slancio, ancora più su”. Uno che, perdinci, ha battuto Alcaraz “in tutti i luoghi e in tutti i mari, per dirla in musica”. Erano laghi nell’originale, ma vabbé.
“Non fermarti, Jannik” è l’appello in chiusura. Ché non sia mai Sinner salta un’altra tappa di Coppa Davis, come la mettiamo?