Politano e Natan meritano i complimenti (e non solo loro). In certe partite Anguissa deve alzare il tono. Per Meret il discorso è più ampio
Una partita bellissima, due squadre che si sono affrontate apertamente, dandole e prendendole, con un Napoli strepitoso specie nella prima mezz’ora del secondo tempo, e tuttavia con un Real Madrid che – non me ne si voglia – ha fatto chiaramente capire cosa significhi avere contro una squadra che ogni volta che decide di accelerare ritmi, percussioni e velocità delle giocate del singolo (e del gruppo) arriva su livelli che sono di altro pianeta rispetto al pur fortissimo Napoli.
In buona sostanza: tu sei costretto a giocare al meglio delle tue forze per 95 minuti e non è detto che per ciò solo li batta o che possa arrivare a fargli gol, quelli sembrano giocare amministrando gli affari correnti ed ogni volta che aumentano il livello delle giocate fanno gol (o poco ci manca).
Un Napoli che, però, ha dato all’Europa l’ennesima conferma di essere una squadra, tra quelle di secondo livello (o del cosiddetto secondo gruppo), di prim’ordine, che ha così consolidato il proprio marchio, che ha confermato di avere un’intelaiatura (specie in alcuni suoi uomini: tra tutti Di Lorenzo, Osimhen, Zielinski, Kvaratskhelia, Lobotka – anche se ieri notte è sembrato un po’ frenato nella gestione del pallone, complice l’ “assenza” di Anguissa nel suo compito di “sponda”) di alto livello, seppure sia secondo me da rivedere (o da bocciare letteralmente) in alcuni suoi effettivi.
Per esempio (tra quelli da rivedere): Anguissa.
Chi legge sa quante volte ci si è lasciati andare nelle lodi di questo che, a mio avviso, rimane un centrocampista in grado davvero di giocare in tutte le squadre considerate top d’Europa; ciò detto, Anguissa deve capire che quando si alza il livello dello scontro, lui stesso deve alzare il suo livello di approccio, di interpretazione della partita in tutte le sue chiavi di lettura, oltre che di giocate (anche difensive).
Ieri è sembrato non solo sempre e comunque in ritardo nei compiti di difesa preventiva, nei tempi di pressing sul portatore di palla avversario e nei tempi di chiusura degli spazi e delle linee di passaggio “nemiche”, non solo poco attento nella lettura in anticipo delle intenzioni dell’uomo che gravitava nella sua zona di competenza, ma anche molto poco presente nei compiti di “rinterzo”, ovvero di “sponda” da offrire a Lobotka per liberarsi dalla pressione del Real Madrid in fase di possesso palla.
Compito, quest’ultimo, di fondamentale importanza perché con consente allo stesso Lobotka, specie durante le rotazioni dei tre di centro campo del Napoli, di mantenere sempre il possesso della palla anche quando, in virtù del raddoppio o delle difese preventive avversarie che gli tolgono linee di passaggio, è costretto a scaricarla al compagno, per poi riceverla nuovamente grazie alla triangolazione ed al movimento a liberarsi del pressing che allo stesso Lobotka riesce benissimo.
Anguissa è, dunque, da rivedere, si spera con un approccio più consono al livello della competizione che si alza.
Altro esempio (purtroppo tra quelli da bocciare): Meret.
Ora, capisco che il tiro di Valverde fosse una fucilata.
Ma la palla gli arriva proprio sulla figura, ed il portiere del Napoli manca letteralmente il pallone con il braccio con cui cerca di intervenire: episodio, questo, che fa il paio con tutti quegli altri in cui – specie in uscita alta (come può un portiere alt quasi due metri sembrare sempre così in difficoltà in questo fondamentale?) o negli interventi con cui decide di respingere il pallone (quasi sempre sulla figura dell’avversario) – non mostra mai quella sicurezza che un portiere deve mostrare e deve dare ai compagni di squadra durante partite del genere.
Senza scomodare il solito termine di paragone (lo Julio Cesar dell’anno del triplete interista), che pur sempre tuttavia serve per far capire quali siano i livelli tecnici a cui ambire o che mancano alla squadra, io non trovo Meret all’altezza di palcoscenici come quelli di una Champions League da giocare da protagonisti, e questo è un dato che si rischia (come già si è fatto) di pagare.
Una nota di merito va, invece, a Politano: l’esterno del Napoli ieri è stato il migliore in campo nel primo tempo, non sbagliando mai un tempo od una scelta nella giocata da effettuare, sempre in grado di saltare il suo diretto avversario, sempre in grado di costringere il Real Madrid al raddoppio (proprio perché il primo difendente veniva saltato di default), sempre in grado di offrire a Di Lorenzo una “sponda” per la giocata del pallone in risalita del campo avversario, sempre in grado di alternare fase difensiva ed offensiva in modo impeccabile.
Complimenti davvero.
Altra nota di merito va a Natan.
Ripeto, il giocatore non sembra avere quelle doti atletiche e di corsa fenomenali che aveva Kim e che, pertanto, potrebbero consentire al Napoli quella dovuta sicurezza nel lasciare agli avversari, in alcune fasi della partita, molto campo dietro all’ultima linea difensiva azzurra.
Tuttavia, se ieri ha dimostrato di avere buona scelta di tempo nelle difese preventive e, soprattutto, nella scelta della giocata d’anticipo (di testa) sulle palle alte avversarie (specie quelle lanciate da dietro a saltare le linee di pressing del Napoli), ieri ha anche confermato di avere un ottimo piede, ciò che consente non solo un’uscita del pallone pulita nella fase di prima costruzione da dietro, ma anche – cosa non da poco – di pescare Osimhen o chiunque altro si butti ad aggredire lo spazio dietro alla linea difensiva avversaria (quale ulteriore opzione offensiva in alcuna fasi concitate della partita).
°°°°
Il primo gol del Napoli, quello del vantaggio, arriva ancora una volta su calcio d’angolo (a dimostrazione di come quest’anno il Napoli sembri non avere perso questa soluzione offensiva).
Kvaratskhelia lo batte con parabola arcuata ed a rientrare verso il secondo palo, dove Natan è bravissimo a farsi trovare dopo essere uscito dai blocchi con una leggera corsa all’indietro: il difensore del Napoli salta disturbando il portiere e fa andare la palla a sbattere sulla traversa; il pallone rimbalza ritornando in mischia ed Ostigard è bravissimo a saltare su Carvajal (anzi: a mangiargli la pastasciutta in testa) in terzo tempo ed a sbatterla in rete.
Bravissimo Ostigard: si chiama fame agonistica, e chi ce l’ha (come lui) può anche sbagliare alcune giocate, ma mai sbaglierà nell’approccio alla partita, perché la partita va rispettata.
Il gol del pareggio del Real Madrid è l’esempio della tesi espressa sopra.
Di Lorenzo, che pure ha un appoggio del pallone facile ad Anguissa che gli sta davanti, sceglie di effettuare una giocata che non c’è, ovvero di passare la palla a Lobotka sfruttando una linea di passaggio in diagonale verso in mezzo al campo (non si fa mai: Capitano, mio Capitano!) che non esiste perché sta per andarla a schermare Bellingham.
Ed infatti, il fenomeno del Real Madrid si impadronisce del pallone ed inizia a portarlo dirigendosi verso l’area del Napoli con Vinicius che lo segue alla sua sinistra, pronto a ricevere lo scarico del pallone.
Così è: appena Bellingham entra in area, cede il pallone al compagno alla sua sinistra, il quale lo controlla e lo indirizza verso il palo lontano.
A guardare le immagini dall’alto (ma la cosa sembrava abbastanza chiara anche in diretta), ci sarebbe un piccolo appunto da fare al modo di difendere del Napoli: in tanto Bellingham riesce a passare il pallone facilmente a Vinicius in quanto Ostigard, solo a contrastare questi due, aspetta ad affrontarlo per evitare di dargliene ancor più facile possibilità (lasciando completamente libera la zona alla sua destra).
In quel momento, però, una migliore divisione dell’area e dei compiti difensivi da parte dei tre del Napoli che sono in funzione difendente (Ostigard, Natan e Lobotka) avrebbe forse potuto opporre una più efficace resistenza all’azione dei tre del Real Madrid piombati in area (Vinicius, Bellingham e Rodrygo).
Si vede, infatti, che Ostigard avrebbe potuto disinteressarsi di Bellingham ed andare a chiudere direttamente il passaggio a Vinicius se Natan fosse stato lesto a “scivolare” nella posizione di contrasto a Bellingham e Lobotka in quella di contrasto a Rodrygo (tutti, rispettivamente, uomo contro uomo).
Sembrano quisquilie, ma non lo sono.
È, secondo me, un’azione offensiva del Real Madrid da far vedere ripetutamente ai difensori del Napoli, perché le rotazioni e gli scivolamenti difensivi sono ciò che davvero ti salva la vita quando devi essere allenato a scegliere in una frazione la migliore opzione per contrastare il contropiede avversario.
Piccolo inciso: Bellingham in quella posizione è il prodotto di un’invenzione di Ancelotti, simile a quella con cui andò a vincersi la “decima” inventandosi Di Maria esterno del centro campo a tre.
All’anima del (solo) gestore.
Il gol del due a uno del Real Madrid è frutto di un’azione individuale di Bellingham (ancora tu?), il quale in pratica riceve palla all’altezza del centro campo ed entra in porta col pallone, o meglio dopo averlo portato con una corsa di 50 metri lo piazza sul palo lungo in seguito ad un dribbling/contrasto vinto contro Ostigard.
Qui sta il punto: Bellingham, infatti, arriva fino a lì non solo per il ritardo (di posizionamento e di intervento) da parte di Lobotka e, soprattutto, Anguissa nel contrastarlo all’inizio dell’azione, ma perché lo stesso Ostigard (che verrà per ciò ripreso più volte da Natan nel corso della partita): i) lo fa entrare in area invece di rompere la linea ed uscire a contrastarlo prima; ii) perde un contrasto in una zona del campo in cui ciò non è ammesso.
Gol bellissimo, tuttavia con la complicità individuale e di gruppo di un Napoli che ieri ha mostrato le sue solite falle (ahimè tipiche) nella fasi di transizione negativa del pallone.
Il gol del pareggio arriva su rigore fischiato in un’azione del Napoli davvero molto bella: Zielinski (anche ieri superlativo assoluto) vede il movimento di Osimhen che scatta tra i due centrali difensivi del Real Madrid chiamando con il braccio la palla nello spazio dietro di loro che sta andando ad aggredire, e gli recapita il pallone con un’imbucata al bacio.
Il centravanti nigeriano viene travolto, il difensore nell’intervento disperato in scivolata prende la palla con il braccio e l’arbitro fischia un rigore che il polacco trasforma con grande personalità.
Il gol del tre a due per la squadra di Ancelotti è già stato di fatto commentato prima: quel centrocampista fenomenale che risponde al cognome i Valverde tira una fucilata di contro balzo (dopo aver addomesticato un pallone in respinta dalla difesa del Napoli in seguito a calcio d’angolo avversario), in pratica mirando alla figura di Meret. Ed a ben guardare, non sbaglia la scelta.
Il gol dà la vittoria al Real Madrid, la partita dà (almeno si spera) non poche certezze al Napoli del nuovo corso.