Il Napoli perde 3-2 in casa col Madrid. Garcia gioca in maniera intelligente, dubbi sul cambio di Zielinski. Ancelotti alchimista con Bellingham il Di Stefano contemporaneo
Peccato. E non è retorica. Non è il grazie lo stesso. Il Napoli gioca nell’unica maniera possibile contro il Real Madrid e alla fine perde. E infatti esca tra gli applausi. A bocce ferme è facile dire che il Napoli esprime il meglio di sé a livelli alti ma il rischio di beccarne cinque in contropiede era altissimo. Il Napoli perde 3-2 con un autogol di Meret incolpevole sulla mazzata di Valverde da fuori area che sbatte sotto la traversa e finisce sulla schiena del portiere. La squadra di Ancelotti non è più una schiacciasassi ma è una squadra che approfitta della minima distrazione. E il Napoli si distrae troppo, soprattutto nel primo tempo dopo il vantaggio iniziale. A tradirlo sono i saggi, per dirla alla Garcia: prima Di Lorenzo e poi Anguissa. Poi il 2-2 su rigore in avvio di ripresa e nel finale l’autorete decisiva.
Un’annotazione su Ancelotti: gioca senza centravanti e con un calciatore (Bellingham) fortissimo ma senza ruolo. Plasma il Madrid come un alchimista. È l’unico sarto in grado di confezionare un vestito su misura per l’inglese. Altro che gestore, è un allenatore formidabile.
Ma anche Garcia stasera non sfigura. Se la gioca nel modo che secondo noi è più intelligente. Alcuni diranno che il tecnico francese è stato troppo prudente ma non aveva tanta scelta. Il Napoli non corre il rischio di giocare ad altissima intensità e di conseguenza lasciare al Real Madrid l’arma più temibile: il contropiede. Garcia sa anche che ha la coppia centrale difensiva di riserva. E che nessuno lì dietro è velocissimo. Per quanto Natan stia offrendo segnali incoraggianti, non è il caso di esagerare contro Vinicius, Rodrygo e Bellingham. Quindi il Napoli gioca di pazienza. Non di attesa ma di pazienza. Il Napoli deve procedere a strappi, non ha altra soluzione. Così può far male al Real. Kvaratskhelia conquista un’ammonizione. Politano si dà da fare contro Camavinga nuovamente schierato terzino sinistro. Purtroppo nel primo tempo Nacho prende benissimo le misure a Osimhen (appena 15 palloni toccati nel primo tempo), lo anticipa spesso e volentieri. Una volta se lo perde e Victor di testa per poco non segna il gol del 2-2.
La partita è bloccata, perché anche Ancelotti non vuole esporsi alle ripartenze del Napoli. E così la differenza la fanno gli errori. Il Napoli va in vantaggio al 19esimo su uscita a vuoto di Kepa. Poi, al minuto 27, Di Lorenzo commette un errore imperdonabile per lui: sbaglia l’appoggio al limite dell’area, Bellingham arpiona il pallone, serve Vinicius che la deposita nell’angolino basso. Al minuto 34 il gol del 2-1 di Bellingham una sorta di Di Stefano contemporaneo, un calciatore che non ha ruolo e che solo con Ancelotti può andare a nozze. Parte dalla tre quarti di campo, Anguissa preferisce non sgambettarlo e non si capisce perché, lui entra in area, si libera di Ostigard e segna. Fin troppo facile.
La ripresa si apre col rigore per il Napoli. Un rigore contemporaneo ma i rigori sono come i caval donati. Il Napoli se lo prende e Zielinski lo realizza: palo interno e 2-2 al minuto 54. Da questo momento la squadra di Garcia gioca molto bene, a ritmi intensi. Spesso e volentieri il Madrid non riesce a uscire dalla propria metà campo. Temono eccome Osimhen e Kvara che a sinistra è uno spauracchio continuo e il georgiano un gol se lo divora anche. Il valzer delle sostituzioni lo comincia Ancelotti al minuto 63: Modric per Kroos e Mendy per Camavinga. Garcia risponde con Elmas per Politano. E poi, il cambio meno comprensibile, Raspadori per Zielinski. Senza il polacco Valverde riemerge e da lontanissimo fa partire un missile terra aria che scuote la traversa e poi va a sbattere sulla schiena di Meret e finisce in rete. La partita si chiude qui. È una sconfitta. Non è una bocciatura.
Al fischio finale abbraccio intenso tra Ancelotti padre e Ancelotti figlio. Nella città che li trattò come li trattò.